venerdì 30 marzo 2012

IL RATTO DELLA FELICITA' (prima parte)

ovvero IL POTERE DELLA STUPIDITA'

Isabella Consoli


RiformaMentis:  Una cosa semplice: le cose si muovono, quindi richiedono la conoscenza. Una cosa difficile: le cose possono essere fermate, quindi richiedono la giustificazione. 

 Un giorno trascorso da mesi, il gestore del negozio di alimentari sotto casa m’impegna in una sorprendente conversazione semiseria sul tema della stupidità umana rivelandosi esperto da poterne scrivere in trattato.  D’allora amo pensarlo un “Maestro Raro” della vicenda umana, al pari dei rari buoni pensatori, bravi scrittori, in generale gli esperti che tendono a essere esperti del movimento lodevole. A costoro, stupidità vuole, si addica il mormorio stampa; di tanto in tanto un cenno, il tale autore ha scritto la tal cosa. 
Condividendo pienamente il pensiero di Nicholas Taleb (intelligente, simpatico, allegro economista dissidente) dico: gli esperti che tendono a essere i non esperti – li chiamo i masterizzati -  segnatamente gli economisti, gli addetti alle previsioni finanziarie, i professori di finanza, gli studiosi di politica, gli Esperti di rischio, i funzionari di Banca dei regolamenti internazionali, i consulenti finanziari -  incarnano il “tristo verbo dell’immutabile” che ci sorprende da tutti i possibili mezzi di comunicazione. Omnipresenti a giustificare l’ultimo stupidogma alla moda, “sacrificatevi per non essere sacrificati”, vale a dire: datevi fuoco per non bruciare, tagliatevi le gambe per non cadere, invocate il diavolo per scacciare Satana.
il fatto che siano pensati utilissimi (a giustificare l’irragionevole) si evince osservando la consuetudine sociale: il non senso e portatori raccolgono milioni di seguaci, da vivi e da morti. Non si spiegherebbe altrimenti la lunga prosperità di troppo stupidario ideologico-politico. 
 Sarebbe opportuno demolire certezze e schemi per far funzionare le cose; concentrandoci su ciò che non vogliamo riconoscere: il mal funzionamento delle mondo causato dalla stupidità umana; e ancora: dimostrando la stupidità l’effetto della mancata rinuncia al bisogno della stupidità, il quale bisogno  mi permetto di tradurre la svendita del libero pensiero al pratico pensiero collettivo dove immoralmente quanto stupidamente, la morale di un gruppo diventa la morale di tutti. Morale della favola le tesi dei “volontari del libero pensiero” vengano prese a cuore da una ristretta élite. Atteggiamento che dà ragione ai detrattori dei pensatori, dimostrado infine come le èlite in generale si autoleleggano e non vengano elette.  Per tanta scoperta imbarazzante, è scritto che gli entusiasti del dogma (l’oca ipernutrita  –senza saperlo- per il suo delizioso fegato) rischiano l’esplosione senza esserne consapevoli, i seguaci del libero pensiero sono preparati ai grandi eventi che certamente sorprenderanno gli altri a fegato in mano!  A troppi che hanno appalaudito Bersani o Bonino dogmatici del populismo oggi è scoppiato il fegato scoprendoli sinistramente simili e intercambiabili ai tecnocrati, per inciso, la dogmatica degli infanticidi prenatali Bonino, una membra onoraria del gruppo Bilderberg. 

Per tirare le somme, i dogmatici i politici, il loro fans, non dimostrano una volta ancora che la stupidità calò sul pianeta in dose massiccia, dimostrano una volta per tutte che in terra è sovrana la desolante voglia della stupidità. Che governi il mondo si evince da come il mondo è governato. In altre parole, la prova indiziaria della stupidità umana  consiste nell’insopprimibile voglia di stupidità, la prova regina si trova nelle opere della stupidità, le quali sono calcolabilissime e stanno sotto gli occhi di tutti. Attualmente le opere e i giorni dello stupidismo popolare imperversano anche sui Social. Talune bacheche trasformate in chiese per quanta dogmatica venga spacciata per divulgazione scientifica, sia pure introdotta da: "Io dico che”. Per una sorta di appropriazione indebita del “Credo all’ultima moda” favorita dal sostanziale, praticissimo anonimato del social-scrivente 
Io dico che gli Ufo stanno per sbarcare sul terzo pianeta (la Terra). Io dico che dovete credere negli angeli di luce perché ve lo dico io, un generale degli angeli (nessuno sa da chi eletto, ma pazienza) Io dico che il pensiero quantistico (nessuno sa quale sia) è espansivo e chi non lo pratica è un servo del Male (il pensiero non quantistico?)  Io dico che (il più imbarazzante) la cupola del NWO appartiene alle 13 famiglie legate tra di loro da un Dna multiplanetario, sorta di umanoidi nominati i Rettiliani, nati da una fusione genetica con una stirpe extraterrestre nordica! Forse i terroni non piacciono nemmeno fuori dalla terra! Certamente non piacciono ai fuori di testa.   
A contare gli innumerabili elogi e i “mi piace” che raccolgono mi viene la tentazione di scrivere l’elogio della stupidità. A me va bene quando mi leggono in venti, a coloro va male quando letti e approvati da ventimila!  Nondimeno, dato il postulato: la generazione spontanea è un non senso - in terra nulla si crea nulla si ditrugge -  anche lo stupidismo popolare è derivazione di uno stupidismo  di èlite che qualche studioso, all’incirca dalla prima  guerra mondiale e sue cause occulte, timidamente indica la ledership psico-economica confezionata in alto loco (in loco Rettiliano) allo scopo di asservire le masse a tutti i possibili stupidogmi atti a  condurle alla catastrofe economica, per conseguenza alla dispersione di ogni possibile statuto psico-morale pubblico e privato. 
Instupidite (corrompete) le masse e le affamerete, affamate le masse e le instupidirete, l’azione regina della stupidocrazia. Infatti dove stia il piacere nell’autoproclamarsi  gli eletti di una massa di instupiditi affamati davvero non arrivo a spiegarmelo. È tuttavia il solo mezzo che i sub umani hanno scovato per sentirsi superiori agli umani!  A buon punto di questo plurisecolare attacco all’economia della ragione (pari alla perdita del senso dell’umorismo) l’alto loco (gli supidocrati) sta diramando l’ordine di prendersi cura delle tali pecorelle smarrite, liberarle degli eletti nefasti, raccoglierne in seno i  beni, accecarle della fede nel NWO! 
Che nel Rigor Montis vi siano elementi rettiliani?   
Ciò avviene in stretta obbedienza al protocollo dei pastori mondialisti, nominati da qualcuno gli appartenenti alle varie massonerie “deviate”, le quali dire al plurale e dire deviate è altamente stupido. 

 La Massoneria è una "ecclesia". A imitazione della odiata Chiesa Cattolica possiede in ogni parte del mondo diocesi parrocchie parrocchiani missioni banche vescovi e cardinali, similmente nominati, diversamente chiamati. Ma uno è il pensiero, una la società di uomini raccolti e  riuniti  secondo quale principio (evidentissimo) ci ostiniamo a non capire, ma universalmente noto lo scopo di eleggersi il supergoverno mondiale, per conseguenza la sola e unica fede-religione dei popoli.  La società dei Liberi Fratelli Muratori (liberi dal cristianesimo lo scopo dell’aggiunta ai già più che sufficienti Fratelli Muratori) conferma la propria deviazione morale rispetto alla normale prassi esistenziale degli uomini di buona fede e di buon senso i quali non sentono l’esigenza di riunirsi per decidere di essere superiori agli altri uomini. E a Dio in persona, per chi ci creda ovviamente, come ovviamente credono i Massoni, altrimenti impossibile autoeleggersi i superiori.  Il guaio che costoro siano spiritualmente e filosoficamente degli sciocchi creduloni si evince dal terzo emendamento della “mistica massonica” il quale prevede decidere le sorti collettive degli uomini dopo essere diventati dei diversi da loro. Perché un uomo si possa credere diverso dall’altro uomo deve credersene il superiore. Per sentirsi superiore all’altro uomo questo uomo superiore deve credersi (oltre che un rettiliano) pari soltanto a Dio, anzi superiore a Dio. Già che l’uomo esiste in forma umana ed è verificabile,  mentre Dio esiste soltanto in forma di ipotesi.  È inverificabile.  In sostanza è più facile credere in un uomo dio che in un dio non uomo.  Come tale il massone agisce a imitazione del Messia. Solo, il Messia agì alla luce, il massone agisce nell’occulto! Mi perdonino i signori massoni se li contrassegno con la iniziale minuscola, m, ma a casa mia non riconosco uomini superiori a me. Se scrivo me, e non Me, scrivo massoni e non Massoni. 
La spocchiosa e ridicola negazione del libero arbitrio afferma la macroscopica caduta nella più turpe ignoranza filosofico-teologica. Per giunta la libertà pratica di essere e di fare che i Framassoni non sanno riconoscere nemmeno per loro stessi (costretti all'alloggiamento sennò addio superiorità) viene a recitarli una volta per tutte dei sub-umani.  
 Semiseriamente parafrasando Welles: gli studiosi del pensiero massonico ne hanno sistematicamente ignorato la stupidità per dedicare  un’enorme produzione di letteratura alla sua intelligenza. L’unica cosa che sappiamo con certezza è che l’intelligenza massonica non è mai stata misurata con i praticissimi test di intelligenza.  Misuratisi i liberi fratelli con la filosofia ed avendo perso per ko,  ai punti con il buon senso, se i massoni siano o non siano intelligenti diventa inifluente, già che non lo sono certamente abbastanza per sapere che cosa sia l’intelligenza, quindi essi stessi non sanno chi e che cosa sono! 
Invero come recita più di uno studioso della questione massonica: la maggior parte dei Frammassoni non superano i tre livelli inferiori,i cosiddetti “Gradi Azzurri”.Essi non hanno idea degli scopi ultimi di quell’organizzazione.Persino quelli che arrivano al livello apparentemente più alto,il 33° livello del Rito Scozzese,ne sanno relativamente poco.Soltanto una ridottissima minoranza passa dai vertici della sua “singola” setta segreta ai più alti livelli degli Illuminati.A questi livelli sono collegate tutte le maggiori società segrete. 
In tal senso sono davvero degli dei, mancando totalmente dei valori intellettuali che distinguono gli uomini, segnatamente il senso del ridicolo. Tuttavia essi sono convinti che non sapere chi essere e cos’essere, il not to be, il sono Nessuno, confermi divina la natura della loro stupidità. 
Morale della favola: proprio la stupidità massonica predica l’Onniscienza massonica. L’Onnipresenza massonica (sono dappertutto) l’Onnipotenza massonica, possono tutto! il che è verissimo, sanno tutto, sono dappertutto, possono tutto. Come nessuno, quindi come Dio.  

In conclusione se il concetto della deviazione batte nel cuore massonico, solo la deviazione dalla deviazione ha qualche possibilità di rientrare nella normalità! Esistono probabilmente individui meno stupidi che si mettono surretiziamente all’obbedienza degli statuti della cosa massonica, (per diventare qualcuno, altro che nessuno, e curare i propri interessi personali), insomma deviati in relazione alla morale societaria, affatto alla morale comune che ampiamente prevede che la gente si faccia gli affari propri e voglia diventare qualcuno. Discutere di massoneria deviata è oggettivamente fare del non senso come fanno in televisione i “Soliti Idioti”.  Diciamo la massoneria “deviata” la messa in azione di “apparenti”sottoprodotti eretici o l’espediente adottato dalla Casa Madre per gettare fumo negli occhi d’altrettanti sciocchi creduloni, un  gioco di specchi dove la realtà non è quella che si vede, ma quella che vien fatta vedere, una sorta di realtà “speculare”, come la stupidità è speculare all’intelligenza.  Per analogia, la matrice spirituale che ha motivato la nascita della società dei Liberi Muratori, cui gli Illuminati di Baviera o il gruppo Bilderberg o la Trilateral Commission espressioni attive, è sempre soltanto una: la stupidità umana e la trista creduloneria.
La scommessa massonica una riedizione del peccato originale, (diventare come Dio)  annuncia ancora e sempre la stupidità degli s-commettitori. Il tempo che hanno da perdere, la mancanza di originalità e del senso dell’umorismo. Sosituirsi agli dei e comportarsi come tali non ha prodotto una risata sulla bocca a qualcuno.   Al contrario non se ne calcolano i danni. In specie all’economia del buonumore, certamente alla quota di felicità cui ognuno ha diritto, la quale scippata da costoro e immagazzinata in qualche buco del loro paradiso di aria fritta, questi sommi economisti della stupidità non sono neppure in grado di far fruttare. Altrettanto i  pregiati governanti, loro fratellastri, perché i prodotti di un dio minore, la politica.  Chi abbia colto la fortuna di vedere un tecnocrate ridersela di gusto secondo me è morto all’istante. In Italia trucidato dal verbo Esodato e sciolto nell’acido della miseria. Anche linguistica.  Da chi annunciata la miseria? Dall’economia stuprata dalla finanza, dalla catastrofe morale e intellettuale delle Democrazie Europee?  

Affatto, dalla stupidità umana, ma di una specie eletta


martedì 27 marzo 2012

LA SINDROME DI IAGO


ovvero

LA NATURA DELLO SCORPIONE

di Stefano Molinari




Parecchi anni fa, guardando la televisione, ascoltai una delle affermazioni più tragicamente rivelatrici sulla natura umana. La sua tragicità stava in una paradossale ambiguità, perché appariva nello stesso tempo stupefacente e ovvia.

Chi parlava era Orson Welles, in un'intervista che riguardava il suo "Otello", film del 1952 interpretato da lui stesso, sicuramente una delle più superbe traduzioni cinematografiche della tragedia shakespeariana.

Fino a quel momento, pur ammirando questa tragedia per la formidabile tensione drammatica, la sua struttura psicologica non mi convinceva. In primo luogo per il comportamento di Otello, che si affida ciecamente alla testimonianza di Iago, un suo ufficiale, per condannare (e senza una giusta verifica) la fulgida Desdemona, sua adorata moglie, e il valoroso Cassio, suo luogotenente. Ma anche il comportamento di Iago mi lasciava perplesso: il suo odio non è suffragato dai motivi dichiarati a Roderigo (il vago sospetto di una relazione tra sua moglie Emilia e Otello, e l’invidia per la carriera di Cassio). Questi motivi, appena accennati, paiono piuttosto pretestuosi: Iago di fatto non ha un valido e sicuro e sofferto motivo di architettare la rovina di Otello, che gli ha sempre dimostrato benevolenza. E per soprammercato Iago non si limita a colpire Otello, ma ordisce una trama che implica la fine di altre due persone: Desdemona (che muore) e Cassio (che sopravvive a stento).

Tutto il dramma ruota intorno al concetto di "onestà": la finta onestà di Iago, contrapposta alla profonda onestà di Otello, di Desdemona, di Cassio, che cadono malaccortamente nella rete tessuta dalla malizia di Iago. Così, nella valutazione dei personaggi di questa tragedia, viene spontaneo confrontare la loro intelligenza. Per la cecità con cui Otello cade in questa rete, alla fine appare un pazzo, come lo definisce Emilia: cioè uno sprovveduto, uno sciocco. Mentre Iago viene guardato come un uomo di sottile, anche se perversa, sagacia. Insomma, qui sembra che il quoziente intellettuale del male superi quello del bene. D’altronde è molto frequente, quasi un cliché, la rappresentazione "astuta" del malvagio, dotato di straordinarie abilità strategiche e tattiche: tanto che comunemente si definisce "diabolica" un'intelligenza sopraffina.

Ma ecco che Orson Welles, quasi mi avesse letto nel pensiero, diede una soluzione semplicissima ai miei dubbi. Disse a un di presso: Otello non considera neppure l'ipotesi che Iago gli menta, perché nella sua profonda onestà non può concepire che esistano persone simili, capaci delle più orribili azioni per il puro desiderio di offendere, di nuocere, di annientare, di fare del male... Noi pensiamo che personaggi come Iago si trovino solo a teatro o al cinema... invece basta uscire di casa per incontrarne a dozzine!

Queste parole mi colpirono profondamente (ero ancora giovane), proprio per la loro sorprendente evidenza: “ah, verissimo!”, mi dissi. Anzi, terribilmente ovvio. Questa brutta gente, di tale insensata malvagità, esiste, e ce n'è pure tanta. Gente che agisce contro il prossimo neanche per un vantaggio (Iago stesso farà una fine orribile, e certo avendolo messo in conto), ma per l'insopprimibile bisogno di fare del male. E - attenzione! - non bisogna confondere questa tendenza con il sadismo, che è una perversione più onestamente dialettica. No, Iago non desidera tanto infliggere dolore per un'istanza erotica o passionale, comunque pulsante e vitale. Anzi, l'assoluta ripugnanza della sua azione deriva dalla totale mancanza di erotismo. Il suo è un male sterile, atrocemente vacuo, di desolata imbecillità.

Vien fatto di pensare all'apologo della rana e dello scorpione. Ripassiamolo con l'ausilio di una canzone degli 883: "La rana e lo scorpione", dell’album "Grazie mille" (1999).




Iago agisce esattamente nello stesso modo: il desiderio di annientare è più forte dello stesso istinto di sopravvivenza. Perché Iago-scorpione non ha una vera esistenza, non combatte per la propria personalità, ma per il non-essere del prossimo. Iago infatti non desidera realmente vendicarsi di Otello, di Desdemona, di Cassio... Iago desidera l'annullamento dei valori positivi di cui questi personaggi sono particolarmente dotati: magnanimità, bellezza, intelligenza, energia, onestà. Iago è la quintessenza del male: la volontà di negazione dei più pregiati e deliziosi valori umani. Iago è il traditore per eccellenza, perché è il traditore delle virtù fondamentali: il perseguimento del bene, della libertà,  dell'intelligenza, dell'affetto, della solidarietà... Iago è l’avversario della civiltà.

Osservando la sempre più trista, decadente e fallimentare indole di questo mondo, ripenso spessissimo alla figura di Iago e alla terribile spiegazione di Orson Welles, e mi domando: perché gente di questa risma ha in mano le sorti del pianeta?

Mi è capitato alcuni giorni fa, iniziando a leggere un libello allegato a "Il fatto quotidiano", intitolato "Marchionnemente", raccolta di scritti di autori vari sull'inquietante vertenza della Fiat. L'introduzione di Antonio Padellaro cita un passo di un saggio di successo, "Comandare con gentilezza" di Baker e O'Malley (Aliberti editore 2011), che inizia così: "Negli anni Ottanta Robert Nuslott, l'amministratore delegato della FMC di Chicago affermò: «La leadership si manifesta nel momento in cui è confermata l'abilità di infliggere dolore»" (appena letta questa frase non ho potuto fare a meno di mormorare "ma vai a cagare, coglione!").

Purtroppo, le recenti vicissitudini della politica e dell'economia (che surrettiziamente si vanno identificando) avvalora la domanda precedente. I nuovi leader mondiali lasciano ormai trapelare il loro delirio di onnipotenza, mostrandosi come supremi burattinai, capaci di manipolare nazioni e popoli, con finti e fasulli valori (possibile che la ricchezza del mondo finanziario sia assai più grande di quella del mondo reale?). Sembrano molto intelligenti, sembrano degli illuminati... Ma probabilmente sono solo abili illusionisti, che indulgono a giocare con il mondo, come il Grande Dittatore di Chaplin, con la sua tragicomica velleità:




Ma forse sono pure peggio: sono un gruppo di squallidi Iago-scorpioni, consciamente votati alla rovina del pianeta. Vale a dire la quintessenza della stupidità.

Il male infatti, contrariamente alla sua arguta apparenza, è essenzialmente stupido. Per questo Dante, nell'ultimo canto dell'Inferno (XXXIV, 53-54), dipingendo il trino volto di Satana, "lo 'mperador del doloroso regno", vi fissa un'espressione di desolata imbecillità:

Con sei occhi piangea, e per tre menti
gocciava 'l pianto e sanguinosa bava.


domenica 25 marzo 2012

Il fallimento di una generazione (S. Perni)


UNA SORTA D'ESTINZIONE

RiformaMentis: la domanda è il tassello indispensabile per un proprio, indipendente, sistema di pensiero. Sistemi indipendenti di pensiero, messi a confronto, producono un'evoluzione. La mancanza d'evoluzione porta al suo opposto e, dunque, all'estinzione. In ultima analisi  la mancanza di domanda porta all'estinzione.




S.P.: Leggevo questo, stamane, su un social network:

"Sono bastati 20 anni tra pagliacci, puttanieri, ballerine e pseudo oppositori per far credere al popolo italiano che perdere ogni diritto acquisito con anni e anni di lotta è la normalità." (L.G.)

Leggevo questo e, per associazione d'idee, pensavo a dieci anni fa: quando moltissimi (da duecentomila ad un milione, a secondo delle fonti) prendevano d'assalto Circo Massimo in Roma per difendere un diritto, quello previsto dall'art.18... E mi chiedevo dove fossero finite quelle persone. Da una folla all'altra, sempre per associazione, mi domando poi che fine abbiano fatto quegli uomini e donne che solo poco tempo fa (il 5 dicembre 2009) invasero Roma per chiedere la caduta di un governo.

Che fine abbiamo fatto? Dove si è andata perdendo la mia generazione che era chiamata a dire la sua nel momento della propria presunta maturità? Sembra non porsi più domande... sembra disinnescata, incapace dell'arma della riflessione e del pensiero, consegnata a chi la controlla nello stato emotivo.

Le domande trovano sempre meno posto nell'assuefazione ad una realtà parallela che confondiamo per normalità. Se ce le ponessimo ancora, quelle domande, troveremmo le risposte solo nell'addomesticamento a cui siamo stati sottoposti dai personaggi che si sono succeduti alla poltrona di comando che noi ci illudiamo anche, paradossalmente, di avere liberamente eletto.


L'emotività (Da una mia e-mail in risposta ad un'amica n.d.s.):
Il bisogno di condividere il dolore è umano e, come sottolinei, terapeutico. Del resto non siamo dei robot e non possiamo pretendere da noi stessi di mantenere freddezza e raziocinio in determinate situazioni. Sottolineavo (nella mia precedente e-mail n.d.s.) l'amplificazione di questa naturale predisposizione umana a tal punto da farne uno strumento di controllo di massa. Come sai, sono molto attento a come i media interagiscono con i suoi fruitori. Qualche nozione a livello di psicologia e controllo della mente ce l'ho e, molto spesso, mi diverto ad osservare il "dietro le quinte" dei meccanismi inseriti in pubblicità e trasmissioni: a volte ne sorrido, ma poi penso a chi, quegli strumenti, non li conosce, oppure a chi li conosce ma abbassa le difese (è sufficiente avere un atteggiamento passivo per esserne influenzati, io stesso mi "sorprendo" ad esserlo).
Per quella che è la mia opinione, che questi meccanismi vengano messi in atto dai media è palese. Del resto non è un segreto che lo studio della mente, in un primo momento applicato alla pubblicità, è poi stato utilizzato in ambito politico. Ma non è esatta nemmeno questa successione: in realtà determinate conoscenze erano note da secoli ad alcuni ambienti che le hanno utilizzate, nel tempo, a scopo di controllo di massa... La successione a cui facevo prima riferimento è quella in seguito alla diffusione universitaria dei concetti, divenuti così di dominio pubblico.
Un fatto è certo: la presa emotiva di massa sposta l'attenzione su alcuni argomenti... Tende ad insinuare determinati concetti o posizioni da tutti emotivamente approvate o sentite, addirittura, di propria concezione: dunque questo tipo di controllo, se scientificamente applicato, produce precisi effetti. Tra gli effetti prodotti, sicuramente, l'abbassamento del ragionamento critico e riflessivo di fronte agli aventi.
In facebook "l'approccio emotivo" di interazione è stato asportato dal modello televisivo che, in questo senso, bombarda (tu frequentando molto poco il mezzo, ne sarai rimasta parzialmente immune, comunque colpita solo di riflesso). Ma ho notato ultimamente un'evoluzione positiva nei network... Con il tempo, la predisposizione naturale di facebook all'aggregazione e al confronto del pensiero (parlo di facebook perché è il più popolare network e quello che meglio conosco) ha creato alcuni anticorpi al sistema emotivo "imposto".
Esempio di sistema emotivo imposto è stato Monti premier: da tutti accolto a braccia aperte e tappeti rossi sull'onda di una crisi di proporzioni epiche, ad un centimetro dal baratro (così è stata presentata) e con mister B finalmente, dopo lunghissimi anni di attesa, tolto dai piedi... (vedremo poi che si è tolto solo da quel ruolo ma mantiene media e potere). Combinazione emotiva multipla vincente dal risultato pressocché scontato come "risposta" della massa... Eppure bisognava fermarsi a ragionare due minuti, e non è stato fatto se non da una manciata di persone...

Una precisazione: la mia non è un'invettiva contro l'emotività: chi scrive poesie lo è necessariamente, emotivo...

La pur lieve ripresa del pensiero, a guardar bene, somiglia molto a quel sussulto, da parte di una nicchia, poco prima dell'encefalogramma piatto...

Che fine abbiamo fatto? Cos'è la democrazia? Ci siamo dentro e qual'è il confine? Perché perseguiamo in un sistema economico distruttivo e diamo, per giunta, lo scettro di comando a chi lo propaganda?

La verità è che la mia generazione ha fallito, e sarà ricordata come quella che si è lasciata sopraffare da una manciata di lobbies economiche e religiose. E' quella che si lamenta in rete più che in piazza, che si indigna più che incazzarsi, quella incapace di interrogarsi o di porsi i giusti quesiti, incapace di sentire le storture dell'artifizio, disorientata nel distinguere il buono dal cattivo: e se non distingui più il bene dal male sei anche incapace di combatterlo.

Forse un certo tipo d'uomo, aduso all'esercizio del pensiero, alla reazione al sopruso, fa parte oramai del passato... Nuove generazioni sono nate sotto il segno di "uomini e donne" di Maria De Filippi: e anche questo segna una sorta d'estinzione.




venerdì 23 marzo 2012

Scacco matto alla Regina bianca (S. Perni)

                                                       
LA POSTA IN GIOCO 

RiformaMentis: La riforma della mente passa dalla comprensione del gioco che ci è proposto, o nel comprendere se ci è stato imposto... Comunque non dall'accettazione passiva.









SP: Abbiamo "mangiato" il cavaliere dal cavallo nero solo dopo esserci fatti sconquassare le fila, perdendo diversi pezzi. Il Re bianco riorganizza il gioco, per la controffensiva, schierando il suo primo alfiere. I pedoni sono quasi tutti compatti, meno uno... . A qualcuno non torna la strategia:

In dicembre, all'indomani della nomina a premier di Mario Monti, ero presente in Piazza del Popolo in Roma, per la manifestazione di protesta alle scelte appena calate giù dal bianco Re. Inizialmente mi ha sorpreso la composizione delle compagini presenti, molto meno il numero esiguo dei partecipanti. Erano rappresentanze di agricoltori, arrivati con tanto di trattore. Erano piccoli movimenti civili. Erano un gruppo di ragazzi al di fuori delle logiche del sistema. Nessun partito, nessun volto noto. C'era un Generale dei Carabinieri, dalla lunga militanza nei sindacati, che urlava, come gli altri, l'allerta: "attenzione, il gioco è truccato!; attenzione agli schieramenti in campo, non sono quello che credete siano!"
Volevo vedere in volto l'Italia che ha mangiato la foglia, tastare il polso allo stato di coscienza... Perché gli agricoltori? Perché sono quella parte del paese più lontana dalla logica capitalistica del nero neoliberismo. Loro, insieme ai pescatori:
Chi tocca con mano la terra ed il mare è colui che ha in sé i valori primari, incontaminati dalle logiche artefatte di un mondo globalizzato al pensiero unico, un mondo schiavo dell'economia oligarchica di uomini dall'anima come la pece. La cultura dell'uomo contadino non è universitaria di indirizzo tecnico-classico-moderno, ma ha avuto il supremo insegnamento alla fonte del sapere dalla natura: il campanello d'allarme è suonato per loro molto prima, avendo avuto la possibilità di vivere direttamente, sulla pelle, l'assurdità di un sistema artificiale. Il campanello è suonato tanto tempo prima di quello di chi, da quella fonte naturale, si è allontanato, rinchiuso nel comfort della propria casa riscaldata dalla televisione. Per alcuni il batacchio è stato sottratto per sempre: il loro sistema di allarme non li avvertirà mai più.
Pasolini, ancora una volta ha avuto ragione: la speranza risiede nel ritorno ad una civiltà vicina ai valori contadini: i più puri di cui ci possiamo dotare. E la speranza risiede poi nei pensatori, nei filosofi, nei poeti... proprio come Pasolini, che coltivano nel loro animo la sensibilità di quella cultura e se ne fanno portatori, distribuendola alla popolazione, dialogando con la popolazione, portando a compimento il loro più nobile e ultimo fine, anche dopo la morte.

Piazza del Popolo vuota, di quel freddo giorno dicembrino, è stata l'amara metafora di un popolo che se ne è rimasto incosciente nelle case a bersi le regole del gioco che gli venivano calate dall'alto: e così il (loro) gioco continua... :
Sì, perché la torre bianca (il PD) è in realtà il secondo cavallo nero (di Troia) infilato tra le nostre compagini, e schiere di pedoni bianchi si battono il petto per la bontà della sua posizione nello scacchiere, non accorgendosi dei suoi insoliti spostamenti ad "L", andando così esposti alle avanguardie dei pedoni e alfieri neri, che li dividono, li isolano, infine li mangiano senza possibilità di contromossa, inutilmente "difesi" dal pernicioso fare del primo bianco alfiere.


La partita si complica ad ogni passaggio, ed il pedone bianco, quell'unico pedone bianco grida: "la partita è truccata!!" Inascoltato... "Il cavaliere nero è stato sacrificato al solo scopo di portarci sotto scacco!" Ma i suoi non l'ascoltano, e cade l'altra bianca torre (i diritti dei lavoratori), altri pedoni si perdono sul campo insieme al secondo alfiere (le nostre risorse nazionali). Il giocatore nero ha buon gioco e ci depreda un pezzo dopo l'altro.

Ma noi abbiamo "cortine" fumogene negli occhi, litighiamo l'un l'altro, ci guardiamo con fare sospettoso. Certo, l'evasione è un problema, ma il tema non può essere affrontato in modo semplicistico! Bisogna ragionare, chiedersi come mai non possiamo scalare qualsiasi nostro acquisto e a chi conviene mantenere questo sistema... Soprattutto, perché viene posta ora la questione?? Ma no, la nebbia ci toglie la vista con falsi problemi, con realtà minori: e ci distrae, ci confonde, ci separa, ci allontana dalle persone amate... e tutto questo mentre la nave viene condotta consapevolmente contro gli scogli... Mentre si scava un traforo di violenza nelle nostre anime...

Bisogna buttare all'aria la scacchiera, ma da solo non può nulla, povero piccolo pedone bianco. Non può nemmeno invocare il suo Re, perché ha tradito, come la torre, come il primo alfiere: tutti figli neri sotto le spoglie di un sottile smalto bianco: tutti provenienti dalla stessa Troia.

A due mosse dalla fine della partita, il meschino grida la sua verità, la sua disperazione: "non c'è più nulla da fare, la Regina è persa!!!"

A chi è giunta la sua voce e non ha creduto, a chi ascoltando ci ha messo anche il solo beneficio del dubbio senza aver agito... a loro giungerà, infine, troppo tardi, la comprensione:
La Regina è la nostra sovranità, il nostro Paese...

Scacco matto alla Regina bianca...





(Il gioco - Umberto Verdirosi)




Fuori dal gioco:

Il movimento ad "L" nello scacchiere è proprio del cavallo (in questo caso quanto mai di Troia): questo a beneficio di chi non conosca i movimenti dei pezzi nel gioco degli scacchi. Monti il "primo alfiere bianco"? Napolitano il "Re"? Illazioni che non confermo né smentisco: ma non mi dite che non avete riconosciuto il cavaliere dal cavallo nero! Quel che è certo è che le "due mosse dalla fine della partita" possono essere identificate dall'attacco, grave e per certi versi insensato, all'articolo 18 che fa da cortina fumogena (e qui trova la sua sensatezza) ad una questione ancor più gravosa: il passaggio alle camere del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità). L'approvazione del MES, opportunamente passato sotto silenzio, inserirà il  pareggio di bilancio in Costituzione e inciderà ancor più negativamente sulle nostre vite... Adieu Italia dei miei giorni passati.

Verrà un giorno in cui tutto questo sarà riscattato... e sarà un'altra partita.








P.S.: Per chi vuole approfondire la tela del maestro U. Verdirosi (qui il suo sito), ben altra partita è oggetto delle intenzioni dell'autore. Nessuno meglio di lui ve la può illustrare:





giovedì 22 marzo 2012

una storia di Via Poma numero 2. Quando si staziona.



Se nostro marito ha un impegno di lavoro e nel tardo pomeriggio di piena estate dell’anno 1990 ci chiede si accompagnarlo, di attenderlo in macchina, se nel caldo insopportabile di Agosto la macchina viene parcheggiata in via Poma numero 2, se non c’è niente da vedere in quella strada di quartiere, deserta dei passanti dei negozi, di qualunque attrattiva, se per ammazzare il tempo leggiamo una rivista, se nella speranza di avere un alito di refrigerio apriamo la portiera.. non è colpa nostra se puntiamo l’attenzione sopra una forte voce di donna, cadutaci nell’udito e all’improvviso da una delle rare finestre aperte dello stabile, ma quale di quelle, cercano istintivamente i nostri occhi, è difficile stabilirlo. Se nel suono di quella voce percepiamo elementi di rabbia di ansia e di paura, nulla possiamo fare per raggiungerla.. Tra di noi e la voce calcoliamo metri cubi di aria in ebollizione, il sole pieno, il cancello di recinzione, il cemento armato del palazzo, il quesito da dove venga quella voce, a quale appartamento corrisponda, a quale citofono, sempre che lo stabile sia dotato di citofoni, data la presenza di una portineria. Se la voce verso le 18 e quindici  sale di tono fino a lacerarsi come per uno grido, se di fronte alla voce c’è qualcuno che la spaventa, forse a morte, la facciamo continuare nella sua angoscia. Se a un certo punto, pressata dalle insistenze del probabile interlocutore, la donna la solleva all’urlo: “se non la smetti chiamo il 113”, possiamo pensare di chiamare la Polizia al posto suo, pensiamo e ripensiamo adesso chiamo la Polizia, ma è il mese di Agosto, le caserme sono deserte come le città.   Pensiamo di introdurre il numero 113 con il prefisso 06, non sappiamo che per il 113 la procedura è diversa e non serve lo 06, pertanto non riusciamo a collegarci, pur provando e riprovando.  Infine, pensiamo,  il caldo soffocante è causa di nervosismo, forse, per contagio, in quella minaccia abbiamo sentito soltanto le fantasie accese di una giovane. In estate, ragioniamo, la gente perde il controllo, la gente litiga. Durante l’estate le peggiori passioni esplodono senza controllo, si arriva ad uccidere quando si scoppia di caldo. Forse in quella voce cerchiamo delle distrazioni, forse al contrario l’interlocutore ha intenzioni omicide, forse i due non si conoscono neppure e litigano per motivi che non riguardano l’amore arrabbiato, accaldato, forse ciasuno corre le proprie ragioni, ragioni di lavoro, ragioni di denaro. Sembra che si parli di tradire delle responsabilità, sembra che la ragazza rifuti di farlo, ma dai suoni non si distaccano nettamente le parole, si intuiscono solo cariche del dolore e la paura, lo sdegno di una giovane donna. Pensiamo quel gridare di donna il litigio tra una cameriera e il padron di casa, forse il caldo sta inscenando il litigio per gioco, per ammazzare il tempo. Per ammazzare il tempo la gente litiga, è noto si litighi quando non si abbia di meglio da fare. L’estate è fatta per la villeggitura, non è fatta per la città. Così molliamo il telefono e lasciamo che la voce di quella ragazza continui la sua corsa nel calore e infine si spenga bruscamente, all’improvviso come si è levata. Lasciamo che  il ritornato silenzio opprimente della strada deserta ci sembri un sollievo.

In seguito, verso le 19 o le 19.30 quando ancora attendiamo nostro marito nel caldo insopportabile che non accenna a diminuire, ma sembra soffocare nell’afa, guardando intorno nervosamente dove non c’è che il vuoto, vediamo camminare a passo lento tre uomini che si fermano proprio di fronte la nostra macchina, prestanti, robusti, vestiti di tutto punto in quel caldo infernale – camicia giacca cravatta - uno di essi schiaccia una sigaretta con fare assente. Come assenti riprendono i tre a muoversi adagio quando, di sorpresa,  ritornano sui loro passi, si infilano nel palazzo, da cui nuovamente riemergono visibilmente agitati. Uno, particolarmente nervoso, inveisce per il fatto che non sono riusciti a trovare il portiere e con tono di comando – lo si capisce l’autorità dei tre - rivolto a uno degli accompagnatori lo invita a cercare a tutti i costi il custode dello stabile. Se accade questo davanti i nostri occhi, per una istintiva associazione d’immagini di rumori e di calore, per un assurdo presentimento colleghiamo gli uomini anomali, i loro abiti anomali, i loro comportamenti anomali alla voce della ragazza. Quando passano altri minuti, finchè l’uomo comandato dal capo ri-esce dal cancello dicendo “Dottore, mi hanno assicurato che il portiere c’è, se non si trova in portineria sarà in qualche appartamento ad annaffiare le piante”, quando i tre uomini si riavviano dentro lo stabile e non li vedremo più, il presentimento scottante li insegue, lungi dallo svanire come il brusio di un pensiero subitaneo. Diventa luminoso, così luminoso da illuminare il sole al tramonto. Ma nel sole calante cala la vicenda umana, ogni chiarezza svanisce nel crepuscolo. Fino al giorno successivo quando la notizia della morte di Simonetta Cesaroni esplode nel caldo astratto di una mattina di mezza estate e con la notizia riesplode il presentimento. Congiunto a un chiaro senso di colpa, il quale se fantastico o giustificato non abbiamo modo di sapere, una cosa rimanendo da fare.  Adire alla legge.

 Davanti la legge sta un usciere. Gli si rivolge una donna visibilmente concitata. Chiede dell’incaricato di una indagine relativa al caso di una giovane donna uccisa. L’usciere dice che per il momento l’ispettore è occupato. Sta interrogando tutti coloro implicati nella faccenda della giovane donna massacrata in via Poma al numero civico 2, il fidanzato, la famiglia, gli amici il datore di lavoro. Il portiere Vanacore, la famiglia del portiere, gli inquilini dello stabile. L’usciere domanda alla signora che cosa voglia dall’incaricato. Ella risponde che ha qualcosa d’importante da comunicare, l’usciere le chiede la natura di quella cosa, la signora dice di conoscere gli ultimi istanti di vita della ragazza uccisa. L’uomo riflette, poi le dice di attendere. Non sa dirle quanto lunga sarà l’attesa, ma le dice che forse potrà entrare.
Forse ma non ora.  Come forse?
La donna che per arrivare alla legge s’è provvista di pastiglie tranquillanti, ha ripassato il suo discorsetto cento volte, ha raccolto tutta l’energia che serve quando ci si infila in certe brutte storie di morti ammazzati.. magari da certi strani personaggi che paiono confezionati dai Servizi Segreti - si sa come si entra, non si sa come si esce, non si sa neppure se se n’esce vivi - la donna che ha fatto questo ha dimenticato a casa la pazienza. Durante il passare delle ore, le ore che non passano, compie parecchi tentativi di venire ammessa nella stanza delle indagini, sopporta la curiosità dell’usciere che cerca di strapparle il segreto. La donna risponde che parla solo all’incaricato.  Per ore non cessa di conservare l’impazienza, gli occhi fissi sull’usciere, dimentica degli altri presenti, parendogli l’uomo l’unico ostacolo e al tempo la sola speranza di compiere il suo dovere di cittadina. Lo spinge a entrare nella stanza delle indagini ad avvertire l’incaricato che c’è qualcuno che ha importanti rivelazioni da fare, lo prega, lo supplica mentre il caldo impazza nella camera ardente della verità, a un certo momento grida esasperata. Infine la sua energia si indebolisce, non ha più voglia di stare in quella camera. La vicenda che ha vissuto come testimone oculare comincia a perdere i contorni davanti i suoi occhi, a momenti le sembra di averla sognata, altri momenti le sembra di attribuirle una importanza che non ha, altri ancora, quando non sa più se è ancora il giorno o se è venuta la notte, non sa se la voce disperata che ricorda sia in verità la voce che crede di ricordare, che crede di avere udito e gli uomini che ha veduto, siano personaggi che ha soltanto immaginato.
Tre personaggi in cerca della sua immaginazione accaldata.
Nella sonnolenza dei minuti che non passano distingue sempre meno la verità dalla fantasia.
Quando l’uomo usciere si china su di lei.
Ha fame?
Volevo sfamare la legge
Lei è insaziabile
Invece sono sazia.

La donna viene ricevuta dopo 12 ore di attesa.  La sua deposizione raccolta e scartata, come un ciuffo di ottime patate scartate perchè nate storte e bitorzolute, pertanto non commerciabili. Sopra quell’inchiesta, privata della testiminianza della donna ora deceduta, viene istruito, venti anni dopo, un processo tecnico, basato cioè sulle analisi di laboratorio che non sulle conclusioni investigative, un processo che si apre con l’assurdo “suicidio” del portiere e si conclude al primo grado di giudizio con l’assurda condanna di chi fu il fidanzato della morta.
Inchiodato da un morso e una goccia di saliva.
Si dice l’impronta dei denti sul seno della ragazza sia compatibile con l’arcata dentaria del Fidanzato.
Si dice il DNA della saliva trovata sul reggiseno della morta compatibile con il DNA del Fidanzato.

Per tante prove schiaccianti l’uomo viene dichiarato colpevole.
Viene il giorno della contro-perizia. I consulenti della difesa chiedono nuove analisi e nuovi esperti.
Gli esperti della difesa dichiarano che il morso non è un morso!
Se il morso probabilmente non è un morso,  gli esperti dell’accusa (che invece lo hanno dichiarato un morso), probabilmente non sono degli esperti.
In conclusione è impossibile che i disegni sul seno di Simonetta corrispondano ai segni di un morso. Si dimostra assai improbabile che un essere umano possa mordere un seno in quel modo. Cito testualmente dalla perizia: "Le due minime lesioni escoriative seriate poste al quadrante supero-mediale della base d'impianto del capezzolo sinistro - scrivono nella perizia di oltre 260 pagine – non sono in grado di configurare alcun morso, oltretutto mancando l'evidente traccia di opponente, per cui restano di natura incerta".
Sembrano i segni dovuti allo strizzamento del capezzolo compiuto con le dita della mano, le dita provviste di unghie che hanno graffiato e segnato la pelle della giovane. Per degli “esperti” di settore scambiare i denti con le unghie mi appare assurdo come e più del suicidio del portiere.
Si dice un'altra cosa del tutto nuova: il sangue trovato sul corpo della ragazza e in vari punti della casa appartenga a TRE DNA differenti. TRE persone distinte, di probabile sesso maschile,  siano in qualche modo ricollegabili alla morte di Simonetta.
A questo punto ricollegabili  alla morte di Pietrino Vanacore.
Un ultimo dettaglio, gli esperti hanno contestato l'ora della morte della povera Simonetta, da sempre racchiusa tra le 16 e le 17 di quel pomeriggio. Ritengono la si debba posticipare tra le 18 e le 19 di quel pomeriggio!

Alla porta della legge la testimonianza della donna romana aveva bussato
Se la testimonianza alla fine potè adire alla legge, non ne potè più uscire. Non potè ritornare alla luce. Rimase chiusa in un cassetto per venti anni. A tutt’oggi custodita.
Se fosse stata destinata alla luce, oggi Vanacore potrebbe essere vivo, Busco sarebbe a casa a fare il padre, l’assassino o gli assassini e i relativi mandanti rinchiusi dietro la porta della legge, dove invece è stata rinchiusa la testimonianza.
I mazzi di Rose Rosse sulla tomba di Simonetta non sarebbero mai apparsi

Così va il mondo.
Pardon così andava in Italia, nel secondo millennio!

Isabella Consoli.

mercoledì 21 marzo 2012

Falcone e Borsellino due morti ad alto contenuto artistico (I. Consoli)


E’ opinione diffusa (ad arte) che i due magistrati Falcone e Borsellino siano andati in pezzi per arte mafiosa.
E mia opinione che l’arte mafiosa - oltre sé stessa e occulte alleanze -   rappresenti lo “scudo morale” dietro al quale la condanna pubblica abbia deciso riparare l’intelligenza sopraffatta dai dettagli della vita pratica. Tutto rimane immobile dietro lo scudo: La Mafia è il male, il che tecnicamente non fa una piega. Nondimeno con i sussurrati cordogli “per i martiri di Mafia” troviamo il modo di ingannare nobilmente la passione smoderata della sopravvivenza - il tirare a campare - cui risponde il significato dell’accidia, l’ignavia, la viltà. Bruttissime coloriture di una sostanziale immobilità limacciosa che Pasolini commenta: l’intelligenza che non avrà mai peso, mai, nel giudizio di questa pubblica opinione.
Questo popolo (italiano) dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l’ha mai liberato. Mostrare la mia faccia, la mia magrezza, alzare la mia sola puerile voce.. non ha più senso davanti la viltà avezza a vedere morire di morte atroce con la più strana indifferenza. Io muoio e anche questo mi nuoce.
(Pier Paolo Pasolini)

Da un articolo che analizza l’arte del signoraggio bancario, dice un blogger dei connazionali: da oggi non si può più tollerarne l’ignoranza.

Io esprimo l’accidia, Pasolini la viltà, il Blogger l’ignoranza,  in pratica parliamo dell'analfabetismo della coscienza: gli Italiani (non mi sottraggo) non fanno che dimostrarla mentre assistono nella più commossa indifferenza alle prometeiche malefatte dei “mal-viventi”.
La nostra nazione ispiratrice d’ineguagliabile produzione artistica è contemporaneamente ispiratrice di un’arte insana, degenerativa, fra le correnti di quest’arte alla rovescia incontriamo  senz’altro la M.A.F.I.A. Un acronimo cronico. Come dire, radicato alle fondamenta del sistema Italia unita.
- L’acronimo è il nome formato dalle iniziali di altri nomi, come la R.A.I o la S.p.A.
- Cronico significa persistente, di vecchia data.
La Mafia è un acronico cronico, una sigla parecchio vecchia, se pensiamo che il suo inventore è Guseppe Mazzini. Tra i santi Padri della Patria unita il più venerato.
Or sono due secoli dal 1800, la finanza britannica protetta dai cannoni inglesi, controllava il traffico mondiale della droga. I nomi di queste famiglie ed istituzioni sono noti a tutti gli studenti di storia: Matheson, Keswick, Swire, Dent, Baring e Rothschild.  
Jardine Matheson, Hongkong and Shanghai Bank. 
Charterer Bank
Peninsular and Orient Steam Navigation Company.
I poteri occulti dirigono un'Anonima Assassini mondiale tramite le società segrete: l'Ordine di Sion, la Mafia di Mazzini, le Triadi (che significa: "società dei tre puntini"), dette anche le "Società del Paradiso" in Cina. 

La parola “M.A.F.I.A.”, corrisponde all’acronimo
M = Mazzini 
A = Autorizza 
F = Furti 
I = Incendi 
A = Attentati.

Quindi la parola Mafia si articola tra i prolegomeni di una futura metafisica, l’Italia unita
(scusate la citazione Kantiana). Diciamo la M.a.f.i.a. (oltre la Giovane Italia)  “uno” dei simboli sepolti nei piloni di cemento armato che si vollero a sostegno dell’Unità d’Italia.
Che il buongiorno si veda dal mattino?
Il buongiorno che manda a morte prematura i disadattati, oggi la giovane Patria al completo, all’attivo soltanto cent’anni e spiccioli. E il suo popolo sacrificato alla economia degli eco-eredi dei grandi riformatori ottocenteschi, il “demònico” Mazzini uno dei quali.
Cert’altri Italiani d’80 90 100 anni si mantengono al contrario in forma smagliante, nessuno trova il modo di sfrattarli dalla cosa pubblica, nemmeno la vecchiaia. Forse l’acido sempreverde che li stabilizza in giovinezza, la politica stabilizzata in “Flacone” raccolga i suoi principi attivi nelle tali morti, in specie nella frase pronunciata dal morituro Borsellino in uno di quei 57 giorni dell’attesa del sacrificio rituale, i giorni limitati a sud dalla città di Capaci e a nord dalla via D’Amelio.

                                     Mi uccideranno quando altri lo consentiranno.  

Da cui uno sciame di pensieri e di emozioni che ne delineano incisivamente l’inquietudine, sferza da anni le alte mura dei nostri silenzi interiori, e il suono del suo significato frastorna la memoria. Convoca la coscienza individuale e collettiva al bivio: farsi carico della frase o rimuoverla come di cosa superiore alle forze e tanti auguri alla vedova, alla giustizia, alla verità!
Il mondo in cui viviamo non fa che trascurare ciò che non vuole capire, se ne libera con un colpo di telecomando, cercando le parole rassicuranti, in fondo.. inebetenti.
Orribile, lo so, ma è il participio presente di inebetire e non trovo un verbo più efficare di inebetire. Forse rinscimunire, instupidire, incretinire! Oscurare.
Perché, indifesi di fronte alla verità degli eventi che ci sovrastano, ultimamente piuttosto inquietanti, preferiamo oscurarli. Gira un verbo di nuovo conio: bannare. Il senso di eliminare perfino il ricordo di qualcuno e le sue azioni. La cancellazione dell’essere. Una intenzione-azione propria ai regimi totalitari. Parimenti, la mente può istruire un regime autocratico e il rimanente della persona sottomettere, la ragione, l’intelletto, il sentimento. E le ragioni degli altri.
E le ragioni della verità che ci vengono a trovare quotidianamente. Lo sai, dicono, lo sai che intorno a te accade “questo e quello”? Lo sai che stanno vendendo le vite di interi popoli alla folle economia del signoraggio? Lo sai che vengono sacrificate ritualmente le persone? Lo sai che la tua vita non vale più nulla? Lo sai che nell’aria vengono sparsi metalli pesanti che mettono a repentaglio la tua salute, lo sai che vengono nascoste sostanze radioattive nelle bellissime montagne che coronano l’Italia, lo sai che la Camorra oltre tenere l’edilizia, lo smaltimento dei rifiuti con mano di piombo, si occupa del traffico degli organi? Lo sai che i magistrati onesti che smascherano il malaffare vengono uccisi o dichirati portatori d’alienazione mentale – segnatamente il magistrato Paolo Ferraro? Lo sai che si praticano pericolosi vaccini sperimentali sulle donne incinta? lo sai lo sai lo sai…
Non potendo fare nulla, banno dal mio cervello la notizia, la cancello e non ci penso più.

Nessuno commette un errore più grande di colui che non fa niente perché può fare troppo poco.

Quindi è vano pianga la malapolitica, la camorra e il malaffare, quando è il primo a praticarli! Dovremmo sbarazzarci di tutto quello che non ci serve e ci danneggia, l’attuale sistema sociale una di queste inutilità dannose, invece ci sbarazziamo di quello che ci serve, la coscienza del bene e la libertà dal male, prima di tutto. Non lo facciamo perché siamo abituati a ripeterci, tuttavia la negazione di quello che ci sarebbe utile e benefico lascia un vuoto difficilmente colmabile. Un’amarezza composta del dubbio l’incertezza l’insoddisfazione.
Così oltre che dei poveri stupidi diventiamo dei poveri infelici.

E’ difficile accettare l’infelicità, ancora più difficile quando la causa dell’infelicità, dell’insiddisfazione siamo noi in persona,  per tanto ci diamo un gran daffare a trovare delle motivazioni spendibili per tappare quel vuoto che abbiamo dentro e intorno.
Le motivazioni conclusive. L’azione di ricostruirci sopra, riedificare altrettante scuse o buone ragioni sostitutive, logiche, affatto irragionevoli che permettano di guardarsi allo specchio e vederci riflessa la faccia della persona soddisfatta e per bene.  Si chiama la razionalizzazione: la ri-costruzione che avviene sopra la rimozione. La parola “costruzione” presa dal vocabolario dell’edilizia suona quasi più inquietante della frase di Borsellino, perchè allegorica dei cantieri mafiosi. Nei quali si provvede scaricare i cadaveri dei morti ammazzati nel cemento armato che sosterrà la casa. In Italia sono gli esseri umani a sostenere taluni fabbricati. Ad armarli. Uno di questi edifici di cemento è la politica…. E i morti che l’armano sono gli elettori truffati dai loro eletti!  Veramente direi gli elettori che adorano farsi truffare dai loro eletti.

Per finire, una volta sepolta la frase del magistrato Borsellino nel cemento armato delle buone giustificazioni possiamo tirare il fiato e dirla morta per sempre? Non direi, quando la frase arma le motivazioni di cemento, dentro quel cemento non degenera con facilità – nei siti privati dell’aria il processo della metamorfosi incontra delle variabili impreviste. Occorre un’ultima operazione, la proiezione nell’altro. Ora che ho costruito la casa col cadavere, la vendo ad altri. Divagando.. sta più o meno in trattativa anche la vendita del “bel paese con martiri” alla Criminal Economy..
Ritornando in tema: scaricata la casa, l’abiterà qualcuno che non sono io. La responsabilità di vivere con un cadavere nel muro passerà quindi a un altro e io ne avrò doppiamente guadagnato in benessere. Paradossalmente la trattativa di vendita della casa col morto può avvenire proprio con il morto. E’ colpa sua se si è fatto ammazzare, scaricare, bannare! Comunque non mi riguarda.  Questo atteggiamento proietta su chi non sono io la responsabilità del senso e del significato della frase epurata, la persona bannata, l’azione rimossa. Se il giudice Borsellino ha pronunciato quella frase io non ne sono il responsabile, se poi hanno ammazzato il giudice la colpa non è la mia, se nessuno ha provveduto fare chiarezza e cercare i mandanti la colpa continua a non essere la mia. Ad altri spetta il compito, gli altri non bene identificabili che tradiscono e abbandonano anche me, cittadino italiano, quando vengo  privato della verità dei fatti.

Mi ricordo uno strano tipo che odiava tutti gli uomini, quelli potenti perché sfruttavano i deboli, quelli deboli perché si lasciavano sfruttare ed umiliare. .


 Gli inganni  non riescono mai del tutto. Il celebre “verrà un giorno” di Frate Cristoforo è in agguato,  salta fuori da una crepa, da un difetto del muro, da un terremoto che scarica quel muro, altrettante variabili del caso di coscienza.  Il giorno di Servizio Pubblico di Michele Santoro viene come una di quelle variabili-terremoto della coscienza collettiva, forse non è distruttivo, diciamolo una composizione  di piccole scosse, pur capaci di far scaricare delle erezioni. Gli orgasmi del potere nell’orgia della politica. E tirare fuori la vedova Borsellino e la frase quando più non te l’aspetti!
Mi uccideranno quando altri lo consentiranno.
Frase che viene da lontano, ma ri-evocatrice. E ciò non solo oggettivamente, per quanto riguarda il magistrato, ma anche soggettivamente, per quanto riguarda il popolo italiano nella cui memoria il ricordo di quella frase-evento non può essere di nuovo bannato dalla volontà dell’inconsapevolezza del presente. È una profezia del nuovo tempo, quella frase. La profezia del Giudice martire: la mafia spargerà il mio sangue innocente quando avrà ricevuto l’ordine di spargerlo. Ma chi siano questi “altri” che hanno ordinato alla Mafia di uccidere i due magistrati Falcone e Borsellino qualcuno di noi se lo è mai domandato? E se abbiamo trovato risposte, in nome di quale intima perversione ci siamo risolti a votare e rivotare coloro (chi è Dell’Utri?) che in qualche modo in queste faccende erano  vistosamente coinvolti, se non di persona, di…fraternità? Di amicizia, di affari, torno a ripetere chi è Dell’Utri? Come mai certa fraternità mafiosa gironzolava per i suoi uffici della via Festa del Perdono a Milano? 
Da quell’antico, bellissimo palazzo, prima dei lavori di ristrutturazione e l’avvento di gente sul tipo dell’Utri, si dovettero sfrattare quasi con la forza gli ultimi abitanti pluriottuagenari: una vecchietta che faceva la cartomante a tempo perso, un falegname decrepito e un ombrellaio, se non ricordo male. A casa loro la Mafia non è mai entrata. Infatti sono stati sfrattati per farla entrare, insieme alle moderne professioni dell’imprenditore, il politicante, il faccendiere, il portaborse..

 La frase di Borsellino si staglia su uno sfondo siciliano che si mantiene intollerabilmente drammatico, l’isola divorata. Da sempre, dalla notte dei tiranni, è una fantasia storica questa Sicilia, la cui bellezza ferente, bella da ferire gli occhi, calda da ferire i sensi, è ancora a distanza di millenni l’immagine solenne dell’angoscia appassionata e la solitudine e la violenza.
La solitudine-ricerca di due magistrati, lasciati al loro ardimento solenne, lasciati nell’abbandono in specie dalle istituzioni ch’essi servirono lealmente, appassionatamente, quasi furiosamente. Andarono a cercare il senno d’Italia sulla Luna, quei due fuori si testa abbandonati da questa “populace” inebetita (me compresa)  che /òra se stringhie intòrno a quella frase/ come i figghi intòrno la reliquia du pàtri.
Ma di chi siamo gli eredi? Dei giudici furiosi che si battono per la causa perduta della civiltà, o di coloro alienati che ne dettano l’esecuzione? O di entrambi, questo è il problema, to be or to be, this is the question!
I cittadini di Roma antica che assistevano imperterriti (e noi, non assistiamo imperterriti?), che assistevano alla morte-celebrazione dei cristiani, di chi furono i figli e gli eredi quei cittadini, degli imperatori sanguinari,  o dei martiri che con l’esempio educarono il popolo a non sottomettersi al terreno potere criminale?
Siamo ormai gli eredi-figli della “grande menzogna mediatica” che piange i martiri che non sono i suoi, ma di cui si appropria e canta tra lo spot di un surgelato e lo spot di una linea cosmetica. Cibo freddo e maschera, ovvero la televisione!
Tu sei come una lunga
Cagna, che sempre tanta
Dolcezza ha negli occhi
E ferocia nel cuore.
Tu sei come la pavida
Coniglia. Entro l’angusta
Gabbia ritta al vederti
S’alza
E verso te gli orecchi
Alti pretende e fermi…
(Umberto Saba)

Fuori della conigliera, non abbiamo paura di annunciare un sacrificio umano la morte dei due magistrati, dell’ultimo poeta-pensatore Pasolini, del popolo. Io che scrivo non temo guardare negli occhi gli esecutori materiali del sacrificio collettivo, i quali occhi orecchie e palle li hanno, a differenza dei mandanti senza il volto e senza il resto, a tenere fede alle parole del magistrato, alle quali io presto fede. Perché io offro la mia fede all’esempio dei forti, mai ai proclami dei santoni . Pertanto dico ai palluti signori esecutori eredi di Mazzini &C, detti anche i Mafiosi, o i fratelli di Cosa Nostra, voi siete gli strumenti di un potere (il mandante) che vi sovrasta, tanto quanto noi, i conigli nella conogliera. Suonate fino che ve lo consentono, ma viene il giorno di Fra Cristoforo nel quale la cantilena “punciuta”, la vostra musica di piombo, viene purificata dal nuovo corso politico (è già al lavoro). Allora, terminato il vostro compito, semplicemente cessate di esistere. Vi viene offerta l’ultima opportunità: salire all’altare del nulla, ad armare il cemento del nuovo dio-potere che custodisce la vecchiaia. Scendere agli inferi, a farvi disgregare nel nulla. Quale la scelta, siete destinati alla polvere, celeste o infernale. La nuova mistica, quella che si prevede debba sostituire la civiltà in default, provvista dei suoi padri spirituali e i suoi apostoli vi ha eletto tra i profeti diletti, unitamente gli amici banchieri, i fratelli di loggia.  Avete lavorato a tre mani per annunciarla e diffonderla con proprietà e devozione, la nuova fede, i tempi tuttavia sono maturi per l’epifania dei suoi pontefici, i quali non siete voi.  Non conosco l’intimo credo del giudice  Borsellino, mi spiego meglio, non lo conosco credente o non credente, lo so fumatore come me, vorrei dirmi onesta come lui, ma non reggo il paragone, nondimeno  sento dentro di me che egli era uno spirito cristiano come me, e come tale mi sono permessa di annunciare la sua, una morte in odium fidei. Perseguitato e ucciso in ragione della sua fede. Così appassionatamente laica da invocare il soprannaturale, tale quale la fede laica di Pasolini, l’ateo più cristiano che abbia conosciuto. Egli stesso martire. In Italia, oltre gli esami, anche i martìri non finiscono mai.
Nemmeno gli attori della cosa pubblica che non sanno porre un freno allo scempio della patria, i quali non si schiodano dai loro schemi per nessuna forza al mondo. Inabili a un vago moto della coscienza di cui so capace perfino il peggiore degli uomini!
Vogliamo pensarli degni dei loro elettori?



                                 A.G.D.G.A.D.U.  A Gloria Del Grande Architetto Dell'Universo






martedì 20 marzo 2012

Mamma, mi spieghi cos'è il Signoraggio?




C'erano una volta dei fratelli di una famiglia benestante che decisero di fondare un'azienda di Cattering. Assunsero un cuoco che preparava le frittate con le uova di somma qualità prelevate nascostamente dal pollaio di proprietà di un Agriturismo confinante, al quale Ristorante l'azienda di Cattering consegnava quotidianamente il prodotto finito. Presentando all'agriturismo (derubato delle uova) il conto delle frittate quotidiane. Preparate in realtà a costo zero, fatto salvo il fuoco il sale e lo stipendio del cuoco. Un giorno dopo l'altro l'amministratore dell'Agriturismo, spodestato della sovranità sulle proprie uova si trovò al segno indebitato con l'azienda di Cattering che non seppe più come uscire dal meccanismo a spirale. Per raggranellare di che pagare il debito e sopravvivere, l'amministratore truffato, inetto e incosciente, pensò dapprima di addebitare la truffa ai genitori delle uova, (vale a dire la politica del sacrificio), risparmiando quanto possibile il mangime che alimenta le famiglie del pollaio, i galli e le galline. Sapendo ottenere una vertiginosa diminuzione del prodotto interno, il calo di qualità delle sue uova e la fine delle galline meno robuste (le piccole e medie imprese sovratassate e respinte dagli aiuti bancari.
 Pensò di rimediare sottoponendo le galline all'ascolto della musica di Mozart la quale, si narra, ipnotizzi le galline al punto di incrementare la produzione delle uova. 
Fallito parzialmente l'esperimento (l'ipnosi mediatica), l'amministratore incosciente rivolse proprio all'agenzia di Cattering la preghiera di fornirgli un tecnico abile a trarlo fuori dai guai. Il quale tecnico (e lo staff) non si curarono affatto di rimettere in carne le galline deperite, né di sostituirle con altre più giovani e robuste, si limitarono a portare al mercato 30 delle 60mila uova prodotte in un mese dalle galline impoverite del cibo, con la speranza di trovare dei banchi di vendita disposti a fare posto alle uova dell'azienda. Pensarono il tecnico e i suoi colleghi, se abbiamo fortuna e troviamo chi sia disposto a investitore sulle nostre uova che valgono sempre meno, salviamo le altre 30mila. Se abbiamo sfortuna e non troviamo chi investa o investa solo parzialmente su delle uova di scarso valore, andiamo in bancarotta e ci troviamo costretti a svendere le galline e l'Azienda agrituristica indebitata.
Semplice e geniale!

Le Grecia è stata svenduta, la vendita del Portogallo è in trattativa, a quando la vendita dell'Italia?
Gentilmente ditemelo così mi preparo alla fuga.

Isabella Consoli




domenica 18 marzo 2012

TAV: treno ad alta violenza (S. Perni)


Una storia sbagliata 
RiformaMentis: La riforma delle menti cammina sulle gambe di quelle persone che l'hanno attuata diventando esempio di coerenza nei confronti di un sistema di valori per cui sono stati disposti anche a morire.

“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone di alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere".  (Giovanni Falcone)

"Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri".  (Paolo Borsellino)

(Una storia sbagliata - F. De André - dedicata a Pierpaolo Pasolini)


RM: Questo Paese è all'altezza dei sacrifici di alcuni suoi figli?

SP: La TAV è un po' quell'argomento che riassume il Paese: il tema principe per la capacità di racchiudere gli opposti, non solo geografici, di una nazione. Dentro ci sono il nord ed il sud, l'Italia che appare e la sua effettiva realtà, il bene ed il male, la macchinazione e l'ingenuità, il sonno e la veglia. Dentro, fanno capolino persone comuni, politici di ieri e di oggi, lobby, imprese, pensionati, un tuo amico, la tua compagna, un figlio, un padre. Dentro vengono "tirate" due persone dello spessore di Falcone e Borsellino... Dentro c'è una parola: "alta velocità" che, come tante altre parole che ci sottopongono, sa di buono, di moderno, di irrinunciabile...
Dentro c'è la parola "alta velocità" che, sulla scia dello stravolgimento del significato della parola, si traduce esattamente nel suo opposto: il rallentamento del benessere di un Paese, o peggio, la sua regressione. Dentro c'è l'indifferenza tipica dell'habitat in cui prospera l'inganno. Dentro, infine, c'è tanta violenza: da quella fisica a quella psicologica, stratificata sotto vari livelli di realtà.

La parola TAV è emblematica per spiegare la percezione di un Paese che viaggia a due velocità. La prima velocità è quella concernente la nazione per come ci viene raccontata: civile, democratica, ligia alla Costituzione, ricca di bellezze naturali, ricca di buone intenzioni, proiettata speditamente verso il futuro. La seconda velocità è quella a cui effettivamente transita: in mano ad un oligarchia finanziaria che vìola la Costituzione; bellezze naturali sacrificate per il tornaconto; poche persone che difendono la loro terra e i diritti di tutti... senza essere ascoltati dai molti.

E' una storia di più di venti anni, di prima che l'Italia conoscesse il ciclone B; di prima del decadimento della morale, della corruzione sfacciata e quasi ostentata che ci hanno fatto passare per furbizia dell'uomo più capace.

Questa storia parte in Sicilia, a dispetto del fatto che la TAV non l'attraversi: la mafia mette le mani sugli appalti di cantieri che di lì a poco saranno aperti nel sud Italia (fonte magistrato Imposimato), con la connivenza dei partiti politici tutti (ad esclusione di Rifondazione comunista). Il controllore diviene, al contempo e nella più classica e squallida trama di questo paese, il controllato.
Il governo cede all'IRI ENI e FIAT l'affidamento dei lavori in cambio del 20% del costo totale dell'opera: questi lo sub-appaltano per una fetta di un ulteriore 20% a "note" imprese (sempre quelle), le quali in cambio della stessa percentuale lo affidano a imprese della camorra e mafia. In questo terzo passaggio si inseriscono Falcone e Borsellino, i quali mettono le mani sui dossier di carabinieri e polizia che comprovano il coinvolgimento della criminalità. Ma non erano queste associazioni criminali ad eseguire materialmente i lavori: questi venivano affidati "a cascata" ad imprese, fino ad arrivare al padroncino della più piccola ditta o cooperativa, che avrebbe poi eseguito i lavori, per il corrispettivo del 10% della torta di questa truffa a tangenti legalizzate.
Lorenzo Necci, deus ex machina della vicenda, nomina garante dei lavori dell'alta velocità Romano Prodi (presidente dell'IRI a cui erano stati affidati i lavori) e nomina un comitato controllore presieduto da Susanna Agnelli (FIAT, esecutrice dei lavori), con il compito di supervisionare la compatibilità dell'opera con il territorio.
Delle mazzette spartite nei vari livelli, da quello politico a quello criminale, ne parleranno, dopo che i fatti sono stati denunciati da alcuni magistrati, solo i media internazionali (ad esempio il Times e Le Monde). I media nazionali (Corriere della sera, ansa, La Stampa, solo per citarne alcuni), controllati dagli stessi che si spartivano le fette della torta, copriranno il tutto. Copriranno il tutto i governi che si succederanno, tutti ugualmente coinvolti nella "pappatoria". Falcone e Borsellino, la cui visibilità pubblica era, ad un anno del via della TAV, molto elevata, non intendevano mollare la presa sull'argomento: secondo alcuni sono morti anche per questo.

Questa è una storia che, come dicevo, parte dalla Sicilia. Costeggia la Calabria, i cui mari "ospitano" navi zeppe di materiale radioattivo affondate per mano della ndrangheta con il benestare, dicono alcuni, di uomini pagati dallo Stato (magari servirebbero posti meno esposti, come il ventre di una montagna ad esempio n.d.s.). Arriva in Campania, le cui ditte esecutrici dei lavori in odor di camorra pullulavano di avanzi di galera (per recuperarli, si dirà). Passa per il Lazio e la Toscana, con attentati dinamitardi per intimidire imprese che potevano dar fastidio a quelle che "dovevano" prendere i lavori... E va su fino in Val di Susa, dove uomini comuni fanno resistenza, ispirandosi a Peppino Impastato, per proteggere una valle. Uomini con mille ragioni dietro le spalle, esasperati dall'oblio cui vengono ridotti dal resto della penisola, esasperati di fronte a forze armate da governi che esprimono l'incondizionata necessità di raggiungere Parigi riducendo di un'ora i tempi di percorrenza e usano parole coperte dalla superficiale patina della sensatezza e della giustizia, quando invece, a ben vedere, si mostrano ridicole e infarcite di quella violenza che regola ogni fase della realizzazione di questa "grande opera":
"A chi protesta dico che questo Paese si stava staccando dall'Europa e perdendo posti di lavoro per i giovani. Vogliamo lasciare andare alla deriva il Paese, staccandolo dall'Europa? Sarà contrastata ogni forma di violenza''. (Mario Monti)

La TAV, dicevo, è una di quelle storie che rappresentano il Paese: di quelle che ci fanno interrogare sul chi siamo, quanto siamo consapevoli e chi si cela dietro la parola che, con enfasi spesso patriottica, chiamiamo Stato. Di quelle vicende che ti raccontano una favola di alta velocità e portano, nella realtà dei fatti, alta violenza... A noi che avremmo solo bisogno di ALTA CIVILTA' e viviamo, invece, solo un incubo italiano...


                     Incubo italiano.
          Ho fatto un sogno, ero una nuvola: 
Volavo leggera nell'aria, sospinta dal vento.
                              Giù in basso migliaia e migliaia 
Il sorriso di Giovanni e Paolo e un tricolore
                              che camminava nelle gambe con loro...

 Ho fatto un incubo, ero un ammasso di nubi nere
                               Giovanni e Paolo su per le stelle 
Il mio popolo tra la tv e l'indifferenza.
                             "Non siete Stato voi!!!" dicevo alla feccia. 
E davo uno sguardo al merdaio… celando la pioggia...

                                 (Da Scatti interiori di una rima - Stefano Perni)