mercoledì 21 marzo 2012

Falcone e Borsellino due morti ad alto contenuto artistico (I. Consoli)


E’ opinione diffusa (ad arte) che i due magistrati Falcone e Borsellino siano andati in pezzi per arte mafiosa.
E mia opinione che l’arte mafiosa - oltre sé stessa e occulte alleanze -   rappresenti lo “scudo morale” dietro al quale la condanna pubblica abbia deciso riparare l’intelligenza sopraffatta dai dettagli della vita pratica. Tutto rimane immobile dietro lo scudo: La Mafia è il male, il che tecnicamente non fa una piega. Nondimeno con i sussurrati cordogli “per i martiri di Mafia” troviamo il modo di ingannare nobilmente la passione smoderata della sopravvivenza - il tirare a campare - cui risponde il significato dell’accidia, l’ignavia, la viltà. Bruttissime coloriture di una sostanziale immobilità limacciosa che Pasolini commenta: l’intelligenza che non avrà mai peso, mai, nel giudizio di questa pubblica opinione.
Questo popolo (italiano) dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l’ha mai liberato. Mostrare la mia faccia, la mia magrezza, alzare la mia sola puerile voce.. non ha più senso davanti la viltà avezza a vedere morire di morte atroce con la più strana indifferenza. Io muoio e anche questo mi nuoce.
(Pier Paolo Pasolini)

Da un articolo che analizza l’arte del signoraggio bancario, dice un blogger dei connazionali: da oggi non si può più tollerarne l’ignoranza.

Io esprimo l’accidia, Pasolini la viltà, il Blogger l’ignoranza,  in pratica parliamo dell'analfabetismo della coscienza: gli Italiani (non mi sottraggo) non fanno che dimostrarla mentre assistono nella più commossa indifferenza alle prometeiche malefatte dei “mal-viventi”.
La nostra nazione ispiratrice d’ineguagliabile produzione artistica è contemporaneamente ispiratrice di un’arte insana, degenerativa, fra le correnti di quest’arte alla rovescia incontriamo  senz’altro la M.A.F.I.A. Un acronimo cronico. Come dire, radicato alle fondamenta del sistema Italia unita.
- L’acronimo è il nome formato dalle iniziali di altri nomi, come la R.A.I o la S.p.A.
- Cronico significa persistente, di vecchia data.
La Mafia è un acronico cronico, una sigla parecchio vecchia, se pensiamo che il suo inventore è Guseppe Mazzini. Tra i santi Padri della Patria unita il più venerato.
Or sono due secoli dal 1800, la finanza britannica protetta dai cannoni inglesi, controllava il traffico mondiale della droga. I nomi di queste famiglie ed istituzioni sono noti a tutti gli studenti di storia: Matheson, Keswick, Swire, Dent, Baring e Rothschild.  
Jardine Matheson, Hongkong and Shanghai Bank. 
Charterer Bank
Peninsular and Orient Steam Navigation Company.
I poteri occulti dirigono un'Anonima Assassini mondiale tramite le società segrete: l'Ordine di Sion, la Mafia di Mazzini, le Triadi (che significa: "società dei tre puntini"), dette anche le "Società del Paradiso" in Cina. 

La parola “M.A.F.I.A.”, corrisponde all’acronimo
M = Mazzini 
A = Autorizza 
F = Furti 
I = Incendi 
A = Attentati.

Quindi la parola Mafia si articola tra i prolegomeni di una futura metafisica, l’Italia unita
(scusate la citazione Kantiana). Diciamo la M.a.f.i.a. (oltre la Giovane Italia)  “uno” dei simboli sepolti nei piloni di cemento armato che si vollero a sostegno dell’Unità d’Italia.
Che il buongiorno si veda dal mattino?
Il buongiorno che manda a morte prematura i disadattati, oggi la giovane Patria al completo, all’attivo soltanto cent’anni e spiccioli. E il suo popolo sacrificato alla economia degli eco-eredi dei grandi riformatori ottocenteschi, il “demònico” Mazzini uno dei quali.
Cert’altri Italiani d’80 90 100 anni si mantengono al contrario in forma smagliante, nessuno trova il modo di sfrattarli dalla cosa pubblica, nemmeno la vecchiaia. Forse l’acido sempreverde che li stabilizza in giovinezza, la politica stabilizzata in “Flacone” raccolga i suoi principi attivi nelle tali morti, in specie nella frase pronunciata dal morituro Borsellino in uno di quei 57 giorni dell’attesa del sacrificio rituale, i giorni limitati a sud dalla città di Capaci e a nord dalla via D’Amelio.

                                     Mi uccideranno quando altri lo consentiranno.  

Da cui uno sciame di pensieri e di emozioni che ne delineano incisivamente l’inquietudine, sferza da anni le alte mura dei nostri silenzi interiori, e il suono del suo significato frastorna la memoria. Convoca la coscienza individuale e collettiva al bivio: farsi carico della frase o rimuoverla come di cosa superiore alle forze e tanti auguri alla vedova, alla giustizia, alla verità!
Il mondo in cui viviamo non fa che trascurare ciò che non vuole capire, se ne libera con un colpo di telecomando, cercando le parole rassicuranti, in fondo.. inebetenti.
Orribile, lo so, ma è il participio presente di inebetire e non trovo un verbo più efficare di inebetire. Forse rinscimunire, instupidire, incretinire! Oscurare.
Perché, indifesi di fronte alla verità degli eventi che ci sovrastano, ultimamente piuttosto inquietanti, preferiamo oscurarli. Gira un verbo di nuovo conio: bannare. Il senso di eliminare perfino il ricordo di qualcuno e le sue azioni. La cancellazione dell’essere. Una intenzione-azione propria ai regimi totalitari. Parimenti, la mente può istruire un regime autocratico e il rimanente della persona sottomettere, la ragione, l’intelletto, il sentimento. E le ragioni degli altri.
E le ragioni della verità che ci vengono a trovare quotidianamente. Lo sai, dicono, lo sai che intorno a te accade “questo e quello”? Lo sai che stanno vendendo le vite di interi popoli alla folle economia del signoraggio? Lo sai che vengono sacrificate ritualmente le persone? Lo sai che la tua vita non vale più nulla? Lo sai che nell’aria vengono sparsi metalli pesanti che mettono a repentaglio la tua salute, lo sai che vengono nascoste sostanze radioattive nelle bellissime montagne che coronano l’Italia, lo sai che la Camorra oltre tenere l’edilizia, lo smaltimento dei rifiuti con mano di piombo, si occupa del traffico degli organi? Lo sai che i magistrati onesti che smascherano il malaffare vengono uccisi o dichirati portatori d’alienazione mentale – segnatamente il magistrato Paolo Ferraro? Lo sai che si praticano pericolosi vaccini sperimentali sulle donne incinta? lo sai lo sai lo sai…
Non potendo fare nulla, banno dal mio cervello la notizia, la cancello e non ci penso più.

Nessuno commette un errore più grande di colui che non fa niente perché può fare troppo poco.

Quindi è vano pianga la malapolitica, la camorra e il malaffare, quando è il primo a praticarli! Dovremmo sbarazzarci di tutto quello che non ci serve e ci danneggia, l’attuale sistema sociale una di queste inutilità dannose, invece ci sbarazziamo di quello che ci serve, la coscienza del bene e la libertà dal male, prima di tutto. Non lo facciamo perché siamo abituati a ripeterci, tuttavia la negazione di quello che ci sarebbe utile e benefico lascia un vuoto difficilmente colmabile. Un’amarezza composta del dubbio l’incertezza l’insoddisfazione.
Così oltre che dei poveri stupidi diventiamo dei poveri infelici.

E’ difficile accettare l’infelicità, ancora più difficile quando la causa dell’infelicità, dell’insiddisfazione siamo noi in persona,  per tanto ci diamo un gran daffare a trovare delle motivazioni spendibili per tappare quel vuoto che abbiamo dentro e intorno.
Le motivazioni conclusive. L’azione di ricostruirci sopra, riedificare altrettante scuse o buone ragioni sostitutive, logiche, affatto irragionevoli che permettano di guardarsi allo specchio e vederci riflessa la faccia della persona soddisfatta e per bene.  Si chiama la razionalizzazione: la ri-costruzione che avviene sopra la rimozione. La parola “costruzione” presa dal vocabolario dell’edilizia suona quasi più inquietante della frase di Borsellino, perchè allegorica dei cantieri mafiosi. Nei quali si provvede scaricare i cadaveri dei morti ammazzati nel cemento armato che sosterrà la casa. In Italia sono gli esseri umani a sostenere taluni fabbricati. Ad armarli. Uno di questi edifici di cemento è la politica…. E i morti che l’armano sono gli elettori truffati dai loro eletti!  Veramente direi gli elettori che adorano farsi truffare dai loro eletti.

Per finire, una volta sepolta la frase del magistrato Borsellino nel cemento armato delle buone giustificazioni possiamo tirare il fiato e dirla morta per sempre? Non direi, quando la frase arma le motivazioni di cemento, dentro quel cemento non degenera con facilità – nei siti privati dell’aria il processo della metamorfosi incontra delle variabili impreviste. Occorre un’ultima operazione, la proiezione nell’altro. Ora che ho costruito la casa col cadavere, la vendo ad altri. Divagando.. sta più o meno in trattativa anche la vendita del “bel paese con martiri” alla Criminal Economy..
Ritornando in tema: scaricata la casa, l’abiterà qualcuno che non sono io. La responsabilità di vivere con un cadavere nel muro passerà quindi a un altro e io ne avrò doppiamente guadagnato in benessere. Paradossalmente la trattativa di vendita della casa col morto può avvenire proprio con il morto. E’ colpa sua se si è fatto ammazzare, scaricare, bannare! Comunque non mi riguarda.  Questo atteggiamento proietta su chi non sono io la responsabilità del senso e del significato della frase epurata, la persona bannata, l’azione rimossa. Se il giudice Borsellino ha pronunciato quella frase io non ne sono il responsabile, se poi hanno ammazzato il giudice la colpa non è la mia, se nessuno ha provveduto fare chiarezza e cercare i mandanti la colpa continua a non essere la mia. Ad altri spetta il compito, gli altri non bene identificabili che tradiscono e abbandonano anche me, cittadino italiano, quando vengo  privato della verità dei fatti.

Mi ricordo uno strano tipo che odiava tutti gli uomini, quelli potenti perché sfruttavano i deboli, quelli deboli perché si lasciavano sfruttare ed umiliare. .


 Gli inganni  non riescono mai del tutto. Il celebre “verrà un giorno” di Frate Cristoforo è in agguato,  salta fuori da una crepa, da un difetto del muro, da un terremoto che scarica quel muro, altrettante variabili del caso di coscienza.  Il giorno di Servizio Pubblico di Michele Santoro viene come una di quelle variabili-terremoto della coscienza collettiva, forse non è distruttivo, diciamolo una composizione  di piccole scosse, pur capaci di far scaricare delle erezioni. Gli orgasmi del potere nell’orgia della politica. E tirare fuori la vedova Borsellino e la frase quando più non te l’aspetti!
Mi uccideranno quando altri lo consentiranno.
Frase che viene da lontano, ma ri-evocatrice. E ciò non solo oggettivamente, per quanto riguarda il magistrato, ma anche soggettivamente, per quanto riguarda il popolo italiano nella cui memoria il ricordo di quella frase-evento non può essere di nuovo bannato dalla volontà dell’inconsapevolezza del presente. È una profezia del nuovo tempo, quella frase. La profezia del Giudice martire: la mafia spargerà il mio sangue innocente quando avrà ricevuto l’ordine di spargerlo. Ma chi siano questi “altri” che hanno ordinato alla Mafia di uccidere i due magistrati Falcone e Borsellino qualcuno di noi se lo è mai domandato? E se abbiamo trovato risposte, in nome di quale intima perversione ci siamo risolti a votare e rivotare coloro (chi è Dell’Utri?) che in qualche modo in queste faccende erano  vistosamente coinvolti, se non di persona, di…fraternità? Di amicizia, di affari, torno a ripetere chi è Dell’Utri? Come mai certa fraternità mafiosa gironzolava per i suoi uffici della via Festa del Perdono a Milano? 
Da quell’antico, bellissimo palazzo, prima dei lavori di ristrutturazione e l’avvento di gente sul tipo dell’Utri, si dovettero sfrattare quasi con la forza gli ultimi abitanti pluriottuagenari: una vecchietta che faceva la cartomante a tempo perso, un falegname decrepito e un ombrellaio, se non ricordo male. A casa loro la Mafia non è mai entrata. Infatti sono stati sfrattati per farla entrare, insieme alle moderne professioni dell’imprenditore, il politicante, il faccendiere, il portaborse..

 La frase di Borsellino si staglia su uno sfondo siciliano che si mantiene intollerabilmente drammatico, l’isola divorata. Da sempre, dalla notte dei tiranni, è una fantasia storica questa Sicilia, la cui bellezza ferente, bella da ferire gli occhi, calda da ferire i sensi, è ancora a distanza di millenni l’immagine solenne dell’angoscia appassionata e la solitudine e la violenza.
La solitudine-ricerca di due magistrati, lasciati al loro ardimento solenne, lasciati nell’abbandono in specie dalle istituzioni ch’essi servirono lealmente, appassionatamente, quasi furiosamente. Andarono a cercare il senno d’Italia sulla Luna, quei due fuori si testa abbandonati da questa “populace” inebetita (me compresa)  che /òra se stringhie intòrno a quella frase/ come i figghi intòrno la reliquia du pàtri.
Ma di chi siamo gli eredi? Dei giudici furiosi che si battono per la causa perduta della civiltà, o di coloro alienati che ne dettano l’esecuzione? O di entrambi, questo è il problema, to be or to be, this is the question!
I cittadini di Roma antica che assistevano imperterriti (e noi, non assistiamo imperterriti?), che assistevano alla morte-celebrazione dei cristiani, di chi furono i figli e gli eredi quei cittadini, degli imperatori sanguinari,  o dei martiri che con l’esempio educarono il popolo a non sottomettersi al terreno potere criminale?
Siamo ormai gli eredi-figli della “grande menzogna mediatica” che piange i martiri che non sono i suoi, ma di cui si appropria e canta tra lo spot di un surgelato e lo spot di una linea cosmetica. Cibo freddo e maschera, ovvero la televisione!
Tu sei come una lunga
Cagna, che sempre tanta
Dolcezza ha negli occhi
E ferocia nel cuore.
Tu sei come la pavida
Coniglia. Entro l’angusta
Gabbia ritta al vederti
S’alza
E verso te gli orecchi
Alti pretende e fermi…
(Umberto Saba)

Fuori della conigliera, non abbiamo paura di annunciare un sacrificio umano la morte dei due magistrati, dell’ultimo poeta-pensatore Pasolini, del popolo. Io che scrivo non temo guardare negli occhi gli esecutori materiali del sacrificio collettivo, i quali occhi orecchie e palle li hanno, a differenza dei mandanti senza il volto e senza il resto, a tenere fede alle parole del magistrato, alle quali io presto fede. Perché io offro la mia fede all’esempio dei forti, mai ai proclami dei santoni . Pertanto dico ai palluti signori esecutori eredi di Mazzini &C, detti anche i Mafiosi, o i fratelli di Cosa Nostra, voi siete gli strumenti di un potere (il mandante) che vi sovrasta, tanto quanto noi, i conigli nella conogliera. Suonate fino che ve lo consentono, ma viene il giorno di Fra Cristoforo nel quale la cantilena “punciuta”, la vostra musica di piombo, viene purificata dal nuovo corso politico (è già al lavoro). Allora, terminato il vostro compito, semplicemente cessate di esistere. Vi viene offerta l’ultima opportunità: salire all’altare del nulla, ad armare il cemento del nuovo dio-potere che custodisce la vecchiaia. Scendere agli inferi, a farvi disgregare nel nulla. Quale la scelta, siete destinati alla polvere, celeste o infernale. La nuova mistica, quella che si prevede debba sostituire la civiltà in default, provvista dei suoi padri spirituali e i suoi apostoli vi ha eletto tra i profeti diletti, unitamente gli amici banchieri, i fratelli di loggia.  Avete lavorato a tre mani per annunciarla e diffonderla con proprietà e devozione, la nuova fede, i tempi tuttavia sono maturi per l’epifania dei suoi pontefici, i quali non siete voi.  Non conosco l’intimo credo del giudice  Borsellino, mi spiego meglio, non lo conosco credente o non credente, lo so fumatore come me, vorrei dirmi onesta come lui, ma non reggo il paragone, nondimeno  sento dentro di me che egli era uno spirito cristiano come me, e come tale mi sono permessa di annunciare la sua, una morte in odium fidei. Perseguitato e ucciso in ragione della sua fede. Così appassionatamente laica da invocare il soprannaturale, tale quale la fede laica di Pasolini, l’ateo più cristiano che abbia conosciuto. Egli stesso martire. In Italia, oltre gli esami, anche i martìri non finiscono mai.
Nemmeno gli attori della cosa pubblica che non sanno porre un freno allo scempio della patria, i quali non si schiodano dai loro schemi per nessuna forza al mondo. Inabili a un vago moto della coscienza di cui so capace perfino il peggiore degli uomini!
Vogliamo pensarli degni dei loro elettori?



                                 A.G.D.G.A.D.U.  A Gloria Del Grande Architetto Dell'Universo






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