domenica 11 marzo 2012

Lettor, tu vedi ben com'io innalzo

LETTOR, TU VEDI BEN COM'IO INNALZO

ovvero: UN BLOG AD ALTA CIVILTÀ

postilla di RiformaMentis alla pièce introduttiva




Lettor, tu vedi ben com'io innalzo
la mia matera, e però con più arte
non ti meravigliar s'io la rincalzo

Dante, Purgatorio, canto IX, vv. 70-72. È una delle invocazioni al lettore contenute nella Divina Commedia, in cui Dante cerca un rapporto più confidenziale con il lettore. Dietro queste parole dirette si avverte sempre uno scrupolo del poeta, che prevede e anticipa critiche, dubbi, perplessità, difficoltà del suo lettore, e lo assiste, e lo incoraggia a continuare. Naturalmente questi incoraggiamenti Dante li rivolge anche e soprattutto a se stesso, e spesso il dialogo diretto con il lettore rivela il tipico auto-conforto di un creatore di fronte a dubbi e difficoltà che nella realizzazione di un progetto accadono sempre quando ci si discosta dalla consuetudine, dalla convenzione, dalla "normalità". Io, RiformaMentis, spirito del blog, mi sono ispirata sin dal pre-inizio a Dante, sommo riformatore della Mente (intesa come crogiolo del pensiero e del sentimento e della parola), e voglio partire ancora da lui per spiegare a te, caro lettore virtuale, il senso e lo scopo di questo blog.

Ho esordito teatralmente, all'italiana, in un certo senso disattendendo il motto dantesco che mi sono scelta ("è tempo di abbandonare le nostre finzioni"), e cercando l'effetto, la sorpresa, il brio... Ma non secondo la retorica corrente! I miei tre autori sono stati un po' costretti a personalizzarmi per tentare di visualizzare il carattere di un progetto apparentemente così contraddittorio come un blog dedicato alla riforma della mente.

Avevamo bisogno di suggerimenti e quindi di reazioni. E l'idea teatrale ha funzionato. La pièce è piaciuta a molti, e comunque ha suscitato interesse. Qualcuno ha ritenuto il linguaggio e gli argomenti accennati un po' pretenziosi per un blog; ma c'è stato anche chi ha trovato troppo colloquiale l'introduzione a un simile progetto, dal nome tanto impegnativo.

Questo blog non intende offrire le notizie, cioè le informazioni effimere sui cosiddetti "fatti", né i soliti cosiddetti "approfondimenti" (ancora più effimeri dei fatti...). Vuole proporre delle riflessioni, e ovviamente delle discussioni, con la costante consapevolezza che l'attuale "forma" dell'informazione e della conoscenza, così ipocrita, utilitaristica e accellerata (a velocità sempre più alta...) non è più tollerabile.

Stefano Molinari, nel suo Canto del Capro, così stigmatizza la crisi esiziale della mentalità contemporanea: "dalla superficialità catastrofica della nostra epoca si possono constatare i risultati della velocità. La velocità, la prontezza, la concretezza, i fatti, oggi appaiono come maschere tragiche dell'irresponsabilità, del fallimento, della rassegnazione, della rinuncia. Forse l'esitazione, il dubbio, la caparbietà, i sogni, sono l'antidoto di tali ipocrisie."

Stefano Perni insiste fortemente sulla necessità di adoperarsi per una riforma del pensiero. Necessità di reagire con la riflessione a una società troppo “fast” per praticare le profondità; necessità di reagire con il civile contrappunto alla omofonia opprimente; necessità di ribadire questo atteggiamento diversivo, alternativo. Fare cultura, certo, ma non fine a se stessa e preconfezionata: una cultura evolutiva e non involutiva, attraente e non compiacente, sempre rivolta alla ricerca di un pensiero mai pensato.

Isabella Consoli, filosofa del gruppo, ha preso le mosse dalle parole del suo maestro Umberto Galimberti: il fatto non è in grado di esprimere da sé il suo significato. Significare è indicare qualcosa che trascende il fatto e che si scopre non analizzando la modalità con cui il fatto accade, ma il senso a cui il fatto rinvia. La meditazione ha perso tutta la dignità della sua forma, come protesta Nietzsche, nella sua Gaia scienza: "si sono ridicolizzati il cerimoniale e gli atteggiamenti solenni dei pensatori e non si tollererebbe più un uomo saggio di antico stile. Pensiamo troppo rapidamente (e, se posso aggiungere, secondo codici prefabbricati) e, strada facendo, mentre camminiamo, anche quando meditiamo su quanto c’è di più serio, abbisogniamo di poca preparazione, perfino di poco silenzio." 

Non intendo rivolgermi a un pubblico ristretto, ma al più ampio possibile, che naturalmente invito caldamente a partecipare, con commenti e/o collaborazioni estemporanee. Per quanto utopica possa apparire la mia sfida, voglio ritenerla realizzabile, e il suo fondamento sta nella parola, in una parola profondamente pensata e profondamente penetrante. Per cui cercherò di sedurre sempre il mio lettore. E lo farò partendo dal linguaggio: nobile ma semplice.

Concludo con parole di Isabella, la mia prima ideatrice. La magnificenza del silenzio interiore! De-situiamoci dall’accidiosa, comoda pratica di affidare l’io penso a qualcuno altro. I pensieri prefabbricati, sia pure d’ingegnosa e robusta fattura, non hanno il pregio di un progetto originale, intuito, voluto, studiato, meditato, e infine realizzato per mezzo di sacrificio e dedizione. In altre parole di amore. La sapienza è erotica, quanto l’attuale informazione è invece priva di eros (pur essendo così spesso oscena!). L’eros e la velocità sono nemici. L'eros è avventuroso e intrepido, ma procede adagissimo: contempla, si sofferma, conosce, studia, assapora, gusta, ascolta... Dobbiamo avere il coraggio di ritornare all’eros. Strappare una mezz’ora di contemplazione alle nostre alte velocità quotidiane è fare civiltà, ALTA CIVILTÀ.

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