venerdì 27 aprile 2012

I Signori dell’economia globale



Isabella Consoli


Nel 1944, a guerra ancora in corso, le Nazioni Unite convocano a Bretton Woods una conferenza mondiale di tutti i paesi alleati stretti attorno agli Stati Uniti e al Regno Unito. Pianificata la futura vittoria, gli alleati si propongono di ridefinire il regime degli scambi internazionali andato in frantumi dopo la crisi del 1929. Il commercio mondiale caduto a livelli prima mai visti, con una enorme diffusione del baratto nei rapporti tra le nazioni, con una grande proliferazione delle monete. La guerra avendo solo messo a tacere questo disordine monetario. L' incubo della crisi ancora presente.
I rappresentanti dei paesi convocati stipulano così accordi monetari e finanziari secondo i quali nasce il Fondo Monetario Internazionale con il Dollaro come moneta di riferimento. Tutte le valute si dovranno agganciate al dollaro a sua volta agganciato all’oro. Nasce la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS), meglio conosciuta con il nome di Banca Mondiale.  Il sistema di Bretton Woods resiste fino alla prima metà degli anni ' 70, quando le pressioni sulle diverse monete causeranno la fine dei cambi fissi ed il passaggio ad un regime di cambi flessibili, ad opera del presidente americano Richard Nixon. Nel dicembre 1971 le dieci più grandi potenze del mondo accettano, infatti, la proposta nord americana di svalutare il dollaro, di permettere la fluttuazione delle monete grazie a un sistema di cambi flessibili e a una sostanziale scomparsa dell' oro come ultimo riferimento simbolico del valore monetario.
Il sistema monetario internazionale sorto dalla conferenza vede la sua fine nel 1971. A partire da 15 agosto di quell’anno le Banche degli Stati Europei, come anche la Banca d’Italia, per conto della BCE continuano ovviamente a stampare le banconote. Dopo di che, all’atto dell’emissione sul mercato, addebitano il costo agli Stati. In pratica, dopo Bretton Woods, le Banche centrali si comportano come le proprietarie delle banconote che vengono emesse, tuttavia mancando ormai della riserva aurea che riscatti il denaro emesso in termini di valore.

A una banconota emessa dalla banca centrale dovrebbe corrispondere  un equivalente in valore. Il valore di riferimento è l’oro. 50 euro devono equivalere a 50 euro di oro. Se quell’oro non esiste i 50 euro non esistono. Sono virtuali, non sono reali. Sono una cifra metafisica. Renderli concreti e correnti conduce a trovare un nuovo corrispondente in valore reale. Questa ricerca di materializzazione del denaro emesso (incarnazione dell’idea nella cosa reale) si esprime come la necessità che si indirizza su beni corrispondenti, sostitutivi dei beni assenti, quindi nella domanda che si articola nella richiesta di risarcimenti attraverso cui è possibile accedere al denaro degli Altri. La domanda che genera il debito degli Stati. Inabili a colmare la mancanza iniziale delle Banche Centrali. 

L’opera di un autentico paradosso. Infatti i cittadini degli Stati si scoprono i debitori della moneta cartacea o elettronica emessa sul mercato a costo zero, allora che le Banche rispondono che, al contrario, i cittadini degli Stati sono i “creditori” della valuta emessa sul mercato a costo zero. Alla domanda tuttavia di paradigmare, di dare un sostegno logico all’affermazione: i cittadini sono creditori e non debitori,  le Banche rispondono che “ci devono pensare sopra”. Vale a dire quanto elementare teorizzare il debito degli Stati alle Banche, tanto complicato fornire un modello logico di sostegno all’idea del debito bancario. 
Una invenzione geniale e semplice. Volgere al passivo la moneta che in partenza alla Banca Centrale non costa praticamente nulla. Fatto salvo il costo dei macchinari, della carta e dell’inchiostro
Il paradosso tragi-economico corriponde per inversione al paradosso etico e linguistico: ogni significato possieda un significante, ogni azione umana corrisponda a una messa in “essere” di un bisogno ideale che la precede.


 La mancanza (l’assenza) che genera il bisogno, nasce da un Fondo presente in ogni uomo. Esso è il niente che ha bisogno del qualcosa. Il quale fondo dell’essere rappresenta il “patrimonio” dell’essere. Il patrimonio dell’essere è il Niente. Al contrario della Banca il cui patrimonio non deve corrispondere al Niente, ma a Qualcosa. Non essendo la Banca un essere, ma il prodotto di esseri. Una cosa in essere, ovvero una cosa che esiste. 

  Essere e esistere infatti lavorano per inversione. L’Essere attinge al Nulla, l’esistere attinge a Qualcosa. 
Nella sua dimensione sociale.economica, l’esistere, l’uomo attinge al proprio fondo patrimoniale (il valore, la capacità, la forza, la cultura, la competenza) prima di mettersi nella corrente dell’opera. E monetizzarla concretamente. Sul piano teorico il prezzo dell’opera deve corrispondere al valore dell’opera. Un medico viene stimato e ovviamente stipendiato in base al valore sociale del suo operato, venendo egli e la sua opera a colmare l’assenza di quella data mansione e la relativa domanda sociale di colmarla. La fortuna di un romanzo è funzionale al riconoscimento della valentia artistica dello scrittore. Un artigiano chiede il corrispondente in denaro del valore del suo prodotto finito. Ogni valore aggiunto al sociale corrisponde al suo prezzo. Tutti dobbiamo mangiare. Senza il cibo l’uomo cade nella condizione dell’interruzione dell’esistere. Tuttavia l’uomo non è puramente, semplicemente ciò che mangia  teorizzato da Feuerbach, l’Uomo è chi, attingendo al patrimonio, è in grado di entrare nel mercato del lavoro e produrre ricchezza per sé e gli altri. 
avviene la sintesi tra la Ragione pura - il pensiero che viene prima dell’opera ma già la contiene in divenire, come una fotografia -  e la Ragione pratica, l’incarnazione del pensiero nella cosa. reale. l'Azione dell'opera. 

   Da queste premesse si deduce che l’uomo rappresenta la sintesi del Pensiero Originale, la Creazione. Il pensiero che genera il bisogno partendo da un Niente di fondo – l’assenza - o la ... domanda dell’amore. E il valore che genera il bisogno di incarnarsi nell’opera -la domanda del sostentamento- partendo da un fondo che contiene qualcosa
Il valore-ricchezza della persona. 

Limitandoci a cogliere questi due atteggiamenti fondamentali possiamo affermare che le due domande originali dell’uomo pretendono l’azione del ritorno: la risposta dell’altro. Ritradotta nell’alimentazione dell’essere, il sentimento, nell’alimentazione dell’esistere, il nutrimento. Entrambi fattori che riforniscono dell’energia. 


Se manca dell’alimento spirituale e corporale l’uomo, per quanto valente, perde energia perdendo l’esistere e il senso dell’essere. 


   Negata la risorsa energetica, l’uomo decade nel relativo dal proprio valore originale-assoluto, venendo, per giunta, a trovarsi di fronte a un bivio terribile, una ipotesi a due incognite
 Sopravvivere o soccombere.  


In pratica attingendo al patrimonio (il niente-valore generatore) per soddisfare il bisogno di colmarlo, l’uomo che così agendo pensa di trovare la risposta al suo bisogno, trova invero la risposta del niente. Niente (il bisogno dell’affettività) a cui rispode il niente (il disamore) e qualcosa (il valore) cui risponde ancora il niente (il disvalore). 

  Causa il bisogno della sopravvivenza, negato il senso di partenza, negato il valore di partenza, l’uomo cade nel relativo, nel transitorio come una cosa qualunque. Si scopre stretto a operare fuori dall’assoluto che lo distingue da tutti gli altri elementi del creato, fuori dalla legge che lo prevede il Superiore, il Maggiore. 
Sopravvivere fuori dalla legge apre una ulteriore diade tristemente risolutiva. Operare nella direzione del parassitismo e/o nella direzione della delinquenza. 


Secondo disgiunzione dalla legge che lo predica il superiore, la sopravvivenza del singolo caduto nella dimensione dell’inferiorità ricade sull’altro, come di prassi nel sistema animale e vegetale. Dove uno è alimento all’altro, il pipistrello si nutre di zanzare. Il fungo, per vivere, ha la necessità di nutrirsi a spese di altri organismi vegetali o animali, viventi o no.  Entra in azione il sistema del parassitismo, vale a vivere in simbiosi per condividere l’alimento dell’altro. Sul piano morale e sociale corrisponde alla messa al servizio del potere per succhiare parassiticamente benefici e affermazione sociale. L’opera di molti, di troppi in ogni società civile, sia pure mai come in questa nostra era globale. 
Personaggi di dubbio o nullo valore saliti agli onori della ricchezza della politica dell’informazione della mondanità. Del potere. Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi sgomenti .................
  
   La seconda ipotesi di sopravvivenza opera secondo la logica del crimine. Vale a imposessarsi in chiaro dell’altrui ricchezza. Delinquere. Sul piano collettivo, dal fondo delle società, il cui patrimonio di partenza corrisponde al degrado socio-morale, la miseria, la violenza, entrano sul mercato le varie  Delinquenze Organizzate. Una seconda voce economica di sopravvivenza all’interno dell’economia ufficiale. 
In entrambi i casi la password della sopravvivenza è la formulazione della diade succhiare e rubare. 
La seconda incognita corrisponde alla fine. La quale fine parimenti apre due sottoscelte. La morte eroica. O la resa al sacrificio. 
Entrambe le incognite tuttavia postulano l’azione sacrificale (la morte) quale il veicolo della salvezza. O la morte dell’altro, o la propria. 


Il discorso si applica con perfezione all’ipotesi del signoraggio bancario. Parola antica che intende il diritto-monopolio del Signore di battere moneta nel suo Feudo. 


    Accade talora che il denaro battuto perda il corrispettivo in valore. In assenza del fondo. 
La soluzione che si apre in forma di diade è la medesima che si apre all’uomo in esaurimento energetico: il parassitismo e il furto, oppure la fine per esaurimento energetico in un sistema chiuso (la terza legge della termodinamica) 
Non esiste un sitema più chiuso del sistema bancario. 

   La Banca Centrale (quella che batte moneta) tuttavia non intende soccombere. Infatti la terza legge non ha modo di postulare la totale fine energetica, il punto zero in natura è un non senso, una non possibilità. 
Impossibile per analogia che il sistema economico-finanziario generato dal sistema del capitale possa chiudersi a costo zero, senza le sue vittime, si racconta infatti che ciò comporterebbe la catastrofe dell’economia occidentale. Oppure, obbietto io che scrivo, segnerebbe la fine di chi, occultamente, manovra le banche da una postazione invisibile. 
Nondimeno la possibile cadenza finale di un sistema economico non può, non deve essere eseguita dallo strumento della morte. Come dire la musica non può generare il silenzio. Satana non può scacciare satana. Dio non può negare se stesso. 


Insomma la fine non può essere battuta con la fine! Della libertà dei popoli..e anche di loro vite, quanto si stanno suicidando in questi bei giorni ipertecnologici? 


Questo è un concetto bellico, affatto un postulato della civiltà. E’ un non senso difendere la Pace mediante l’aggressione, ciò vale a decretare la fine di molti per salvare tutti. 
Tutti chi? 
I sopravvissuti. Un termine insensato, già che i sopravvissuti non sono affatto i tutti, sono solo alcuni fortunati! Per confermare la parola sopra-vivere occorre coniare la parola sotto-vivere, equivalente al sacrificio. Solo togliendo i suffissi sopra e sotto rimane la parola vivere. La parola della Pace. Più semplice, meno costosa in termini di perdite economiche e umane. Che senso abbia allora garantire i sopravvissuti fortunati (scambiati per i tutti) quando soltanto la pace e la giustizia garantiscono le vite di tutti? 


Le Banche, allora che si trovano a risolvere la diade, sembra, pendano per la soluzione dei tutti apparenti, o i sopravvissuti fortunati. 
A onorare il motto: Homo Homini Lupus. La legge del più forte. Poiché le Banche sono i più forti e potenti aggregati di uomini, non è assurdo recitare: le Banche i lupi degli uomini. 
Se dunque Satana decide di scacciare satana, Dio negare sè stesso, l’uomo finisce per negare l’uomo. Sopprimere sé stesso mediante il sacrificio dell’altro più debole. Gli uomini (le Banche sono pur sempre un aggregato di uomini) che sopprimono altri aggreggati di uomini.
Chi sono questi aggregati destinati alla morte sacrificale? Gli Stati, gli aggregati di uomini. 
Battendo moneta senza il corrispettivo in valore (l’oro) viene precisamente a riformularsi il teorema della salvezza di tutti attraverso il sacrificio di molti: il valore del denaro senza valore sono gli uomini che compongono uno stato.
 Le Banche risolvono in tal modo l’ipotesi della loro fine svolgendo l’incognita mediante il parassitismo, gli stati divenendo il patrimonio, il valore di quel denaro senza valore emesso dalle banche. Loro (gli Stati), non l’oro, chiamati il “fondo” di quel denaro emesso sul mercato. 


Ecco l'uomo che diventa fondo, nutrimento, mezzo. Giammai più una persona.

Soggiacendo al principio bellico-criminale gli Stati si indebitano alla potenza, dovendo nutrire in valore le Banche emittenti il denaro. Ma a chi debbono il loro debito? A degli “enti”? Delle cifre? All’astrazione economica? 
Apparentemente. Invero a degli uomini. Dei Privati o dei Gruppi di privati. 


La Banca d’Italia, per esempio. è una società per azioni gestita da privati. 
Specificando: a differenza di altri paesi dove la Banca Centrale è Nazionalizzata, di proprietà dello Stato, la Banca d’Italia corrisponde a un Ente di diritto pubblico con delle quote di partecipazione di privati, tra i quali privati incontriamo le “ex Banche Pubbliche” ora privatizzate. Stiamo parlando dunque e comunque di privati e di aggregazioni di “privati”. 
Come possibile dei privati o club di privati (la lista dei partecianti al capitale di Bankitalia: Intesa San Paolo, Unicredit, Assicurazioni Generali per fare due citazioni e accreditare la tesi del conflitto d’interessi) come possibile vengano detti “privati” cittadini a essere i proprietari di tutta la moneta che viene emessa, trovandosi contemporaneamente a essere i proprietari del controvalore, gli Stati indebitati? Che non sono affatto un’ente, una cifra o un’astrazione politica. Ma aggregati di uomini vivi. 
Nondimeno accade sotto i nostri occhi. 
Chi agisca dietro questi “privati” corrisponde a chi possieda valori in termini di materiale umano, detti gli schiavisti dalla notte dei tempi. 
Gli autori che operano per mano bancaria, da sempre battono moneta. 

Sono le dinastie. 
La Cupola dell’economica mondiale. 


Opere del pittore Claudio Giulianelli.

                                                                Il grande Magoricham
                                                                Il grande Affabulatore



1 commento:

  1. Come è noto la materia monetaria, almeno in Italia, è una delle cose più dibattute negli ultimi tempi proprio a causa del fatto che si risente quasi per istinto che dopo la entrata nell’euro le condizioni di tutti sono peggiorate e non migliorate.
    Dove si la crepa nel meccanismo che sta creando tante difficoltà però non è banale ricostruirlo. A mio avviso la crepa non è nel fatto che le banconote o le monete non siano più convertibili in oro, metodo -quest’ultimo- applicato nei millenni fino ad epoca recente.
    Non è in questo fatto perché il valore non deve avere valore intrinseco come non ha un valore intrinseco un contratto di compravendita per il valore della carta su cui è scritto ma per la sua convertibilità, o anche detto CONTROVALORE, nel caso sia fatto valere il contratto su ciò che il contratto implica.
    Mi spiego: Abramo Lincoln diceva .. chi da valore ai contratti (moneta) che do ai soldati che li accettano in cambio della loro giornata di lavoro? .. ma il loro stesso lavoro di cui usufruisce la collettività che li paga dandogli in cambio un “titolo” (moneta) con cui potranno acquistare il cibo, i vestiti, quello che gli serve.
    Non è molto semplice capire quello che ho appena scritto.
    Infatti si estrapola: ma allora se io stampassi moneta ad libitum la moneta avrebbe un valore anche se è prodotta dal nulla?
    No, la moneta non è la sorgente del valore, ma solo la memoria (contrattuale) che un valore era stato prodotto in modo temporalmente antecedente alla emissione monetaria!
    Se noi infatti stampassimo moneta e la sotterrassimo in giardino non muterebbe nulla nei rapporti sociali.
    Inoltre se la destinassimo a distruggere la ricchezza comperando bombe avremmo distrutto dei valori anziché creare un benessere che arricchisce la collettività.
    La veridicità del contratto (moneta) è effettivo se la moneta è stampata a fronte di specificare una destinazione che abbia un CONTROVALORE.
    Inoltre vi è un iter nella creazione e valorizzazione di un contratto:
    1) al momento della emissione il valore della massa monetaria prima dell’istante t1 è maggiore del valore dopo la nuova emissione. Quindi la emissione in v(t) per t>t1 crea una svalutazione
    2) il reale valore di v(t) con l’andare del tempo dipende dalla destinazione degli investimenti
    3) se quel denaro servirà a produrre ricchezza (CONTROVALORE dello stesso denaro) allora la ricchezza generata sarà addirittura maggiore del momento della emissione (Si pensi a finanziare una estrazione petrolifera che -trovato il petrolio- restituisce non solo il prestito ma addirittura un surplus di diritti su quanto viene estratto).

    Ergo il problema non è la creazione di moneta, ma la politica economica e finanziaria degli investimenti.

    Ne tiene ben conto la MMT (Modern Money Theory) di tale tecniche per agevolare la crescita ma il problema non è ancora risolto.

    Necessita capire che non si può abilitare -sul nostro pianeta- una crescita su risorse limitate.

    Quindi necessita un monitoraggio delle risorse e una attività di controllo con la teoria dei sistemi e dei controlli sullo strutturale di un sistema di feedback centrato su un funzionale di controllo ottimo detto teoria degli ecosistemi.

    Un link per chi voglia studiare la materia:
    http://partitoviola.wordpress.com/mmt-30-sec/

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