mercoledì 4 aprile 2012

LA CONTABILITA' DEI SUICIDI

Il breve scritto non è un saggio, è un elenco. Dei suicidati  i primi giorni dell'Aprile 2012. In Italia.
Nella Settimana Santa.



Poche parole strette nel dolore, nessun commento. Alla Tragedia non si addicono gli abbellimenti.

La Tragedia leva il suo pianto silenzioso dal viale Ungheria a Milano, depone una rosa morente sulla salma di un disoccupato che da un anno a questa parte con la sua cesta di rose acquistate al mercato dei fiori cercava di venderle davanti a un Supermercato.
 Si è impiccato nella cantina dello stabile dove viveva con la madre.

La Tragedia porge l’ultimo saluto a un imprenditore romano, la cui azienda ormai in fallimento egli non aveva più il modo di salvare.  Le Banche lo avevano abbandonato al suo destino.
Si è ucciso con un colpo di fucile.

La Tragedia è seduta al capezzale di una donna di 85 anni sopravvissuta al tentativo di darsi la morte gettandosi in un pozzo che si trova nel giardino della sua abitazione.
Temeva di perdere la sua casa.

La Tragedia raggiunge un operaio incatenatosi sopra una gru, a circa 30 metri di altezza, in un cantiere edile a Polistena dove si sta realizzando la nuova sede dell'istituto alberghiero. L'uomo, di Eboli, protesta per il mancato pagamento degli stipendi di Gennaio, Febbraio e Marzo da parte della società Gival che ha appaltato i lavori per conto della Provincia di Reggio Calabria. E si dice in odore di malaffare.
Minaccia di gettarsi nel vuoto se non riceverà la "giusta mercede".

E’ vantaggioso per noi essere compassionevoli? E’ vantaggioso per gli aspiranti al suicidio che noi siamo compassionevoli?  E diciamo loro: "non fatelo"
Ci  prendiamo cura di loro? Chi si prenderà cura di coloro che in progressione esponenziale verranno ridotti alla disperazione davanti i palazzi dell'Alta Finanza?

 I pubblici amministratori sono, più delle nostre ipocrisie, coloro che deprezzano il nostro valore, la nostra dignità di uomini, la nostra volontà di vivere.

No, di questo essi non sanno nulla. Della compassione non sanno nulla.
Essi praticano la Religione dell’Empietà.

Signori della politica, non voglio, non posso, non devo dedicarvi parole nuove.

Ma è la mia più potente accusa: non ho parole per voi.

Voi, tecnici che dite di sacrificare il bene dei singoli per il bene comune, avete veramente nei riguardi di voi stessi lo stesso atteggiamento interiore che nutrite per i vostri simili.  Se non volete neppure per un’ora lasciare gravare su di voi la nostra sofferenza e già da lontano del tempo e dello spazio vi siete posti al riparo da ogni possibile sventura, se vi siete sistemati dove il potere non tramonta, e da lassù non sentite la Vostra indifferenza come malvagia esecrabile meritevole di annientamento, se non vi sentite i contaminatori della nostra esistenza, l’esistenza degli uomini e le donne che formano la nostra nazione, ebbene voi non appartenete alla nostra nazione. Vuole dire che oltre la religione dell’empietà, voi avete a cuore anche un’altra religione, e questa è forse la madre di quella: la Religione della Morte.

Sulle vostre orme che vanno al nulla eterno, io non poserò il mio piede.

Isabella Consoli

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